Venerdì, 19 Maggio 2017
Deludente la risposta fornita ieri in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati dal rappresentate di Governo sulla rivalutazione dell'indennità di buonuscita dei postali.
La rivalutazione dell'indennità di buonuscita dei postali resta ancora al palo. Perchè mancano le risorse. E' quanto in sintesi ha indicato ieri il sottosegretario al Welfare Franca Biondelli in risposta all'ennesima interrogazione parlamentare circa il rispetto dell'impegno assunto dal Governo nel 2013 a disporre la rivalutazione della buonuscita delle migliaia di lavoratori postali che sono andati in pensione dopo la trasformazione dell'ente poste in società per azioni nel 1998. L'esponente del Governo ha spiegato che "occorre far presente che i vincoli posti dall'attuale quadro finanziario di riferimento non hanno sinora consentito al Governo di introdurre modifiche all'attuale disciplina in materia di buonuscita, sì da poter dare attuazione al predetto impegno". Rimandando sostanzialmente a data da destinarsi l'impegno preso nel 2013.
La questione della mancata rivalutazione dell'IBU dei postali
La problematica è nata il 28 febbraio 1998 quando il settore fu privatizzato e i dipendenti delle Poste passarono in regime di TFR mantenendo, tuttavia, il diritto all'erogazione dell'indennità di buonuscita con riferimento all'anzianità di servizio maturata sino alla predetta data. Dato che le regole di calcolo della buonuscita sono agganciate all'ultima retribuzione percepita all'atto della cessazione del servizio gli interessati chiedvono che, ai fini della misura della buonuscita, si utilizzi lo stipendio in godimento alla data di collocamento in quiescenza comprensivo anche dei miglioramenti economici goduti successivamente al 28 febbraio 1998 data in cui è avvenuta la trasformazione dell'ente in società per azioni. L'Inps ed il ministero del Lavoro hanno, invece, utilizzato una interpretazione restrittiva prendendo a riferimento il valore della retribuzione in godimento al 1998 non conteggiando, pertanto, qualsiasi ulteriore miglioramento economico maturato dopo tale data.
Il Ministero ha sostanzialmente congelato la buonuscita al valore maturato al 28 febbraio 1998 indipendentemente da quando il lavoratore andrà in pensione, determinando quindi un evidente e grave danno economico ai lavoratori interessati, e cioè a tutti i dipendenti di Poste assunti prima di tale data, che sono la grande maggioranza degli attuali dipendenti. La questione è sbarcata anche in tribunale con diverse pronunce che hanno avuto esito favorevole per i lavoratori.
Il 6 novembre 2012, la Commissione XI della Camera dei deputati ha, quindi, approvato la risoluzione n. 8-00208 che impegnava il Governo «a valutare la possibilità, entro il 31 gennaio 2013, e compatibilmente con gli effetti finanziari, di adottare eventuali iniziative, anche di natura normativa, che consentano ai lavoratori di Poste Italiane spa di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza di rapporto di lavoro». Risoluzione che sino ad oggi, però, è rimasta praticamente lettera morta per mancanza di fondi adeguati. Posizione ribadita ieri nuovamente dalla Biondelli.
Il sottosegretario ha, comunque, fornito alcuni numeri sulla platea dei potenziali destinatari. Secondo la Biondelli i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro.
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La questione della mancata rivalutazione dell'IBU dei postali
La problematica è nata il 28 febbraio 1998 quando il settore fu privatizzato e i dipendenti delle Poste passarono in regime di TFR mantenendo, tuttavia, il diritto all'erogazione dell'indennità di buonuscita con riferimento all'anzianità di servizio maturata sino alla predetta data. Dato che le regole di calcolo della buonuscita sono agganciate all'ultima retribuzione percepita all'atto della cessazione del servizio gli interessati chiedvono che, ai fini della misura della buonuscita, si utilizzi lo stipendio in godimento alla data di collocamento in quiescenza comprensivo anche dei miglioramenti economici goduti successivamente al 28 febbraio 1998 data in cui è avvenuta la trasformazione dell'ente in società per azioni. L'Inps ed il ministero del Lavoro hanno, invece, utilizzato una interpretazione restrittiva prendendo a riferimento il valore della retribuzione in godimento al 1998 non conteggiando, pertanto, qualsiasi ulteriore miglioramento economico maturato dopo tale data.
Il Ministero ha sostanzialmente congelato la buonuscita al valore maturato al 28 febbraio 1998 indipendentemente da quando il lavoratore andrà in pensione, determinando quindi un evidente e grave danno economico ai lavoratori interessati, e cioè a tutti i dipendenti di Poste assunti prima di tale data, che sono la grande maggioranza degli attuali dipendenti. La questione è sbarcata anche in tribunale con diverse pronunce che hanno avuto esito favorevole per i lavoratori.
Il 6 novembre 2012, la Commissione XI della Camera dei deputati ha, quindi, approvato la risoluzione n. 8-00208 che impegnava il Governo «a valutare la possibilità, entro il 31 gennaio 2013, e compatibilmente con gli effetti finanziari, di adottare eventuali iniziative, anche di natura normativa, che consentano ai lavoratori di Poste Italiane spa di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza di rapporto di lavoro». Risoluzione che sino ad oggi, però, è rimasta praticamente lettera morta per mancanza di fondi adeguati. Posizione ribadita ieri nuovamente dalla Biondelli.
Il sottosegretario ha, comunque, fornito alcuni numeri sulla platea dei potenziali destinatari. Secondo la Biondelli i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sono 142.847; i lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754; l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro.
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