Inps: «Stop al pagamento differito del Tfs ai dipendenti pubblici ed erogazioni più rapide»
Alessandro Belli 13 Giugno 202512 Giugno 2025Stop al pagamento differito del Tfs/Tfr agli
statali. Così recita la relazione programmatica 2026-2028 appena approvata dal
Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps: «Va data attuazione ai dettati
della Corte Costituzionale che con sentenza n. 130/2023 ha invitato il
legislatore a superare la disciplina sul differimento della liquidazione del
Tfs ai dipendenti della Pubblica amministrazione, la quale seppur
giustificabile temporaneamente a fini di contenimento della spesa pubblica
risulterebbe contraria all’art. 3 della Costituzione nel caso in cui diventasse
permanente». Le proposte di legge avanzate finora in Parlamento per superare il
meccanismo del pagamento differito non sono andate in porto per un problema di
copertura.
Basta ritardi
Ma la relazione
programmatica 2026-2028 chiede anche di abbattere i ritardi nel pagamento della
liquidazione agli statali. Ci sono dipendenti pubblici che aspettano anche 5
anni prima di ricevere il Tfs/Tfr. «Bisogna intervenire sull’assetto
organizzativo – si legge nella relazione – e sulla dotazione organica degli
uffici sia a livello centrale che territoriale, per addivenire ad una
contrazione dei tempi di erogazione dei trattamenti di fine servizio e fine
rapporto, e investire con urgenza sull’infrastruttura informatica per
migliorare l’automatizzazione del flusso Tfr nei confronti dei Fondi pensione
di previdenza complementare, prevedendo, nell’attesa dell’automazione, un
progetto straordinario che integri le risorse umane dedicate alla gestione del
flusso dei Fondi pensione».
La normativa
Il pagamento del Tfs/Tfr è corrisposto ai
dipendenti pubblici in un’unica soluzione se l’ammontare complessivo lordo è
pari o inferiore a 50.000 euro, oppure in due rate annuali quando l’importo è
superiore a 50.000 euro e inferiore a 100.000 euro, o in tre rate annuali se la
cifra supera i 100.000 euro. La normativa prevede che il Tfs/Tfr venga
liquidato dopo 90 giorni per le pensioni di inabilità o per decesso del
lavoratore, mentre ne devono passare 12 in caso di cessazione dal servizio per
raggiungimento dei limiti di età e di servizio. Per tutti gli altri casi di
cessazione, come per esempio le dimissioni, il licenziamento e le uscite
anticipate, l’attesa stabilita è di 24 mesi. Come detto, questi tempi però non
vengono rispettati. Risultato? I dipendenti pubblici in quiescenza che hanno
l’esigenza di incassare prima il trattamento sono costretti a rivolgersi alle
banche che, in convenzione con lo Stato, anticipano il Tfs/Tfr a un tasso di
interesse agevolato. Il tasso applicato dalle banche si ottiene sommando lo
0,5% di spread al rendistato, indice che fotografa l’andamento di un paniere di
titoli di Stato e che si attesta attualmente poco sotto il 3%.
(Fonte)
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