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lunedì 30 gennaio 2023

Maggiori indicazioni per la richiesta di rimborso all’Agenzia delle Entrate

Indicazioni più precise per tutti gli ex colleghi che stanno avanzando richiesta di rimborso all’Agenzia delle Entrate (entro i 48 mesi seguenti la data dell’ultimo versamento effettuato) per:

errato inserimento della Buonuscita-TFS (erogata dalla Gestione Commissariale per il periodo dall’assunzione fino 28/2/1998)

- gli ex che nella loro tabella con la comunicazione del “ricalcolo” hanno come data di assunzione 1/3/1998 e non quella reale, di prima assunzione in Poste.

La comunicazione interna che la Direzione Centrale ha diramato a tutte le Agenzie periferiche fa riferimento ad alcuni punti cardine che è utile indicare come motivazione nella richiesta di rimborso.

Consigliamo di scrivere (o dire a voce se doveste trovarvi di persona davanti di fronte ad un interlocutore dell’Agenzia delle Entrate territoriale) quanto segue:

La Direzione Centrale Persone Fisiche, Lavoratori autonomi ed Enti non Commerciali della Divisione Contribuenti mediante consulenza giuridica del 25 novembre 2022 ha fornito precisazioni circa la modalità di ripartizione del l’incentivo all’esodo erogato da Poste italiane SPA ai dipendenti che hanno percepito anche una indennità di buonuscita da Gestione Comissariale Fondo Buonuscita per il periodo fino al 28 febbraio 1998. La comunicazione che è seguita ha indicato tecnicamente come operare per i relativi “Ricalcolo” precisando:

     - Che la buonuscita è una indennità equipollente in un rapporto di lavoro unico pertanto là dove nella CU trasmessa da Poste dovesse essere indicata la data “1 marzo 1998” e “2 anni e 10 mesi” Si DEVONO variare i campi con l’effettiva data di inizio del rapporto di lavoro comprendendo il periodo di commisurazione indicato dalla Gestione Commissariale.

     - Ai fini della determinazione degli importi di incentivo da inserire nelle quote ante e post 2001 la comunicazione indica inoltre, per la modalità di intervento, i campi della CU che devono essere presi in considerazione consolidando il concetto che l’indennità di Buonuscita si intende comprensiva della rivalsa contributiva.




domenica 29 gennaio 2023

Attenzione e tempestività dell'informazione

Dei risultati della nostra attività ne dà tempestivamente conto la segreteria FNC-UGL.

Come ben evidenziato questo lavoro - frutto della caparbietà di pochi, della competenza di Daniele Del Corso e dell'ascolto ottenuto dai responsabili della DC dell'Agenzia delle Entrate  - dovrebbe evitare in futuro di subire questo errore. Un errore che per molti non può essere riparato perché sono trascorsi 48 mesi dall'ultimo versamento di quanto erroneamente chiesto col "Ricalcolo". 
Gli altri possono presentare domanda di rimborso. Stiamo preparando una comunicazione su questo.

Speriamo che anche altre organizzazioni sindacali diano almeno la corretta informazione, a tutela dei propri aderenti e di tutti i lavoratori interessati.

Poi - però - ricordiamo che c'è una battaglia più grande da fare, quella per cui è nato il nostro Comitato: ottenere la rivalutazione della nostra Buonuscita-TFS non rivalutata dal 28/02/1998.
Da soli difficilmente potremo farcela, ma ci stiamo mettendo tutta l'energia di cui disponiamo.
Speriamo ancora che tra i 219.601 postali ed ex postali colpiti da questa ingiustizia, con le loro OO.SS, altri facciano propria questa rivendicazione.


mercoledì 18 gennaio 2023

Aggiornamento 2023 “RICALCOLO" Agenzia delle Entrate

Vi aggiorniamo su quanto si sta facendo per risolvere il problema evidenziato alla Direzione Centrale dell'Agenzia delle Entrate sul "ricalcolo".

In data 17/01/2023 ho avuto un colloquio con la dirigenza dell’Agenzia delle Entrate a cui ho chiesto aggiornamento su tre punti:
1. come e se sta procedendo il ricalcolo esodati 2018
2. Se Poste Italiane è stata contattata perché modifichi i dati relativi alla buonuscita maturata fino al 28/2/98 esodi 2019 e seguenti
3. Come affrontare le Agenzie delle Entrate periferiche che respingono o non danno corso alle aututele e/o alle richieste di rimborso relative agli esodati anni 2013,2014,2015,2016.
Ecco le risposte:
1) La task force appositamente destinata agli esodi 2018 ha cominciato a rilavorare tutti i relativi “ricalcolo“. Dopo aver sospeso eventuali contestazioni con emissione di cartelle esattoriali comprensive di mora e sopratasse hanno iniziato dalle tabelle senza nessun versamento da parte dei contribuenti. Proseguiranno con le tabelle con pagamenti rateizzati e finiranno con i rimborsi delle somme eccedenti per chi ha già saldato l’importo intero .
2) Poste italiane è stata contattata , nello specifico il Settore Amministrativo , in modo che le CU già presentate (2019) ad AE e quelle ancora da presentare (dal 2020 in poi) riportino l’importo della Buonuscita al lordo e non al netto della detrazione del 26,04% come è successo per il 2018.
3) Su questa criticità ho a lungo dibattuto perché sostanzialmente la Direzione Centrale non può entrare nella particolarità della singola situazione, infatti, tratta complessivamente i ricalcolo 2018, ma sulla poca elasticità di alcuni loro addetti (definizione loro) non possono entrate a “gamba tesa”. Tuttavia e prendete buona nota perché sarà l’unico strumento che avrà in mano chi di trova davanti a muri di gomma, la Direzione Centrale ha diramato a fine dicembre una comunicazione interna che parla del ricalcolo per gli ex di poste italiane relativa al 2018.
CHIUNQUE dovesse avere un diniego per l’autotutela o per la richiesta di rimborso dovrà fare riferimento a questa loro comunicazione interna dicendo che se per il 2018 nel ricalcolo è stato riconosciuto l’importo lordo della buonuscita questo vale anche per anni precedenti. Il diritto è retroattivo secondo i termini di legge.
Aspetto vostre notizie sui nuovi conteggi e su tutti i casi risolti e no.
Daniele Del Corso.

martedì 17 gennaio 2023

Congresso SLC-CGIL Abruzzo Molise: confermato l'OdG molisano

Nell'itinerario congressuale SLC-CGIL, l'OdG proposto dal Molise viene fatto proprio anche dal più ampio territorio Abruzzo-Molise.
Pubblichiamo il documento votato oggi.

Era accompagnato da queste parole: «Impegno mantenuto. Se ci riesce continuiamo a seguire l'iter fino al congresso nazionale ed oltre. Forza, non molliamo».





giovedì 12 gennaio 2023

Aspettare ulteriori ritardi o chiedere l'anticipo della Buonuscita?

Riguarda anche la nostra Buonuscita-TFS.
Le rappresentanze sindacali dei Postali (confederali, autonomi e di base che siano) sono interessate a seguirli in questa fase? Non sembrerebbe. 
Oltre alle banche convenzionate, da febbraio 2023 anche l'INPS è in campo per l'anticipo a tassi "calmierati" della parte differita del salario.
Ad oggi non sappiamo se i postali potranno accedere all'anticipo dell'INPS

TFS, la liquidazione dell’anticipo è oggi agevolata:
il bonifico da subito con queste condizioni

Fonte By Claudio Garau - 12 Gennaio 2023

Forse non tutti i lavoratori sanno che attualmente sono vigenti regole che agevolano l’assegnazione del TFS agli aventi diritto. Ma quali sono i punti chiave che permettono di ricevere in anticipo il trattamento di fine servizio?

Tra i numerosi diritti previsti a favore del lavoratore dipendente, abbiamo quello ad incassare TFR e TFS al momento della fine dell’esperienza di lavoro presso un determinato datore.

TFR – trattamento di fine rapporto  per il lavoratore del settore privato – e TFS – trattamento di fine servizio per il lavoratore dell’ambito pubblico – rappresentano due quote di denaro accantonate via via nel corso della durata del rapporto lavorativo. TFR e TFS sono liquidati soltanto alla data della cessazione del rapporto di lavoro.

Importante notare che il diritto ad incassare la quota sussiste per qualsiasi motivo termini il rapporto di lavoro in essere. E ci riferiamo dunque ai casi delle dimissioni, del licenziamento o raggiungimento dei requisiti pensionistici e per uscire definitivamente dal mondo del lavoro. In ogni caso al dipendente spetterà la buonuscita.

Di seguito vedremo in sintesi il quadro degli aggiornamenti e modifiche emerse negli ultimi tempi in riferimento alle citate liquidazioni. Cosa è cambiato e cosa è opportuno sapere se si lavora in modo subordinato? Quali sono le regole in tema di TFS-TFR? Scopriamolo insieme.

TFR e TFS sono comparabili tra loro oppure no? La sentenza che chiarisce tutto

Liquidazione anticipo TFS agevolata: la proroga della convenzione ABI

Non possiamo anzitutto non menzionare l’ok al nuovo decreto che di fatto proroga la convenzione ABI per la liquidazione dell’anticipo del TFS ai dipendenti statali in modo agevolato. La notizia è ufficializzata in Gazzetta Ufficiale e indica la possibilità riservata ai dipendenti pubblici di conseguire immediatamente il trattamento senza dover attendere i tempi lunghi di cui alla legge. Attenzione però, detta agevolazione si applica a favore delle richieste:

  • di importo massimo di 45mila euro,
  • e con un tasso agevolato dello 0,4%,
  • effettuate nei confronti delle banche convenzionate che hanno aderito all’Accordo Quadro.

Non dimentichiamo che era scaduto il 30 giugno dello scorso anno l’accordo quadro con l’ABI (Associazione delle banche italiane) per l’anticipo del TFS / TFR ai dipendenti pubblici. Il provvedimento di proroga della convenzione che regola il versamento dell’anticipo del TFS ha consentito di far ripartire le pratiche congelate. Per maggiori dettagli, l’elenco degli istituti di credito che aderiscono all’accordo quadro è consultabile via web in questo indirizzo.

I vantaggi concreti per i dipendenti pubblici

In virtù della citata convenzione ABI i dipendenti pubblici non sono costretti ad attendere gli anni previsti per per legge per incassare il proprio TFS. Come accennato, il vantaggio è effettivo: previsti anticipi entro la somma dei 45mila euro, con un un tasso agevolato pari allo 0,4% se il lavoratore fa riferimento ad una delle banche che aderiscono all’accordo quadro. Invece, il tasso tocca anche al 4% se si domanda l’anticipo della liquidazione alle banche non convenzionate – ad oggi moltissime.

In estrema sintesi, l’iter che conduce al pagamento anticipato della buonuscita comporta una serie di passaggi:

  • anzitutto occorre richiedere all’ente erogatore del TFR/TFS (Inps) la certificazione che comprova il diritto all’anticipazione;
  • di seguito va presentata la domanda di anticipo all’istituto di credito convenzionato, che controllerà con l’ente erogatore la sussistenza dei presupposti per detto anticipo TFS;
  • in ipotesi di ok da parte di Inps e banca, la liquidazione dell’anticipo avverrà sul conto corrente del beneficiario.

Altre novità TFR-TFS: il ruolo dell’Inps

Gli altri aggiornamenti approvati in tema di TFR-TFS riguardano l’Inps. L’ente può di fatto gestire le pratiche di liquidazione dipendenti pubblici e privati, ed infatti l’istituto di previdenza liquiderà nei prossimi tempi molte migliaia di pratiche di TFS, ai lavoratori dipendenti del settore statale.

Secondo quanto emerso, la linea di azione dell’Inps intende seguire criteri di velocizzazione dei pagamenti del TFS ai lavoratori pubblici statali. Per questo l’ente comincerà con le liquidazioni dei pagamenti per i lavoratori del comparto scuola, e nel passo successivo si rivolgerà invece ai pagamenti per i lavoratori della PA. Come detto sopra, l’accordo per l’anticipo del TFS con tasso agevolato ha ricevuto il rinnovo per un ulteriore biennio, consentendo di risparmiare sui tempi di ottenimento della buonuscita rispetto alle regole ordinarie. Queste ultime, infatti, permettono di effettuare il pagamento del TFS agli statali anche dopo 24 mesi – in caso di cessazione del rapporto di lavoro per dimissioni.

Non dimentichiamo anche che i normali tempi per il versamento del TFS agli statali variano anche sulla scorta dell’ammontare maturato nell’ambito il rapporto di lavoro. Perciò si può avere un versamento in un’unica soluzione se l’importo è uguale pari o al di sotto di 50mila euro, ma anche in due rate annuali se l’ammontare lordo complessivo è incluso tra 50mila euro e al di sotto di 100mila euro (la prima rata pari a 50mila euro, la seconda pari all’importo residuo), o ancora in tre rate annuali, se la somma della buonuscita corrisponde o è maggiore di 100mila euro.

Si tratta di tempi oggettivamente lunghi, ma questi si applicano per il TFS e non per i pagamenti dei TFR ai lavoratori dipendenti, che di solito entro un mese e mezzo sono liquidati agli aventi diritto. 



domenica 1 gennaio 2023

Dipendenti delle Poste italiane: figli di un Dio minore

 Questo articolo è reperibile in molte testate delle principali città. 
29/12/2022

Incipit
“Qualsiasi relazione discriminante che non rispetta la 
convinzione fondamentale che l’altro è come me stesso costituisce un delitto, e tante volte un delitto aberrante”. (Papa Francesco)

“La discriminazione è una malattia”. (Roger T. Staubach)

****

Ѐ davvero una brutta cosa la discriminazione, ancorché praticata sin dalla notte dei tempi. Tutti la condannano, ma sono troppi coloro che lo fanno solo con le parole. Storia vecchia, quindi, che purtroppo affiora quotidianamente dalla cronaca e spesso diventa pessima storia.

In questo articolo parliamo della discriminazione subita da oltre duecentomila lavoratori, dipendenti di Poste Italiane, azienda che nell’ultimo trentennio ha mutato lo status di vecchio carrozzone statale prima in Ente pubblico economico e poi, dal 28 febbraio 1998, sia pure con la formula di impresa pubblica, nell’attuale S.p.a.

La buonuscita congelata

Come noto, al termine dell’attività lavorativa, ai dipendenti del settore privato viene corrisposto il TFR (Trattamento di fine rapporto) e ai dipendenti pubblici il TFS (Trattamento di fine servizio). A titolo di chiarezza si precisa che, per i dipendenti postali, sin da quando esisteva il ministero di riferimento, il trattamento di fine servizio (ora TFR) viene definito con il termine “buonuscita”.

Una caratteristica peculiare dei due trattamenti è la rivalutazione monetaria annuale, calcolata secondo gli indici Istat, in modo da adeguare l’importo ricevuto all’inflazione, preservandone il potere di acquisto.

Per i dipendenti pubblici va precisato che si registra un sensibile ritardo tra la data di cessazione del servizio e l’erogazione del TFS, senza che l’importo benefici della rivalutazione e ciò è oggetto di lamentele e rivendicazioni, attualmente all’esame della Corte Costituzionale.

La penalizzazione economica, tuttavia, come meglio vedremo in seguito, è di gran lunga inferiore a quella subita dai postali, cosa che comunque non giustifica né il ritardo né la mancata rivalutazione.

Per i dipendenti di Poste Italiane, infatti, unici tra tutte le categorie di lavoratori provenienti dal servizio pubblico, la rivalutazione è stata “congelata” al 28 febbraio 1998, ossia alla data in cui è avvenuta la trasformazione dell’Ente pubblico economico in Società per azioni (legge finanziaria varata dal Governo Prodi, a firma di Ciampi e Visco in qualità di Ministri del Tesoro e delle Finanze).

La ragione di questa pesante discriminazione resta uno dei misteri irrisolti della Repubblica Italiana, nonostante violi in modo palese la Costituzione: art. 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese); art. 36 (Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa […].

I giudici della Consulta, tra l’altro, affrontando il problema a seguito di un ricorso, con un’ordinanza del 2007 hanno addirittura sancito “la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale dell’art. 53, comma 6, lettera a, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica)”.

I postali, dunque, rispetto ad altri lavoratori, come per esempio i ferrovieri, per i quali la buonuscita è stata regolarmente inserita nel loro nuovo TFR, sono figli di un Dio minore.

Il danno economico subito

Prendiamo a titolo di esempio un dipendente che abbia cessato l’attività lavorativa nel novembre 2020, che abbia regolarmente riscosso il TFR un paio di mesi dopo e la quota restante di ventimila euro (maturata dal momento dell’assunzione al 1998) dopo due anni, ossia nel novembre 2022, secondo quanto previsto dalle vigenti norme.

La penalizzazione sarebbe pari a quasi il 46% di quanto gli sarebbe spettato: l’importo rivalutato, infatti – quello per intenderci che avrebbe riscosso un ferroviere con pari anzianità di servizio e di livello – ammonta a 43.509,68 euro!

Siccome al peggio non vi è mai fine, va anche detto che siffatta anomala situazione ha determinato degli errori da parte dell’Agenzia delle Entrate nella fase di ricalcolo dell’Irpef sulle liquidazioni già improvvidamente decurtate, con conseguente addebito di importi, in taluni casi davvero consistenti, non dovuti. (vedere pagina Facebook dedicata al “furto” delle buonuscite).

Per completezza informativa va aggiunta la maggiore penalizzazione subita dai fruitori della cosiddetta “Quota 100”, grazie alla quale hanno potuto anticipare il pensionamento coloro che, sommando gli anni dei contributi versati all’età anagrafica, abbiano raggiunto un risultato pari a cento: la riscossione della buonuscita, per loro, è prevista quindici mesi dopo il raggiungimento dell’età pensionabile.

In pratica, un dipendente che fosse andato in pensione nel gennaio 2019, a 62 anni compiuti, percepirà l’importo – non rivalutato dal 1998 – con un ritardo aggiuntivo di oltre sei anni, con buona pace di quanto sancito dalla Carta Europea dei diritti degli anziani e, molto più semplicemente, da un minimo di buon senso, soprattutto in regime di inflazione galoppante.

Giuseppe Zani: l’eroe dei postali vessati

Giuseppe Zani, 65enne residente in provincia di Brescia, è un ex dipendente delle Poste, vittima della famigerata legge Fornero sugli “esodati”, ossia i lavoratori che avevano accettato il licenziamento in cambio di un’indennità provvisoria fino al raggiungimento dell’età pensionabile.

Si fidavano dello Stato e delle sue leggi, i poveretti, ma non avevano fatto i conti con i tecnocrati amici (o servi) dei poteri forti, per i quali contano solo i ricchi. Firmarono con il cuore che batteva forte, dopo aver fatto bene i calcoli e deciso che la soluzione non era penalizzante.

Peccato che con l’entrata in vigore della legge si fossero trovati improvvisamente in un tetro limbo: senza pensione, senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. Oltre 350 mila cittadini, dopo una vita di duro lavoro e immani sacrifici, si sono visti ripagare con azioni indegne di un Paese civile.

Tanti di loro sono precipitati nel vorticoso tunnel della depressione; tanti altri, invece, sono periti per il troppo dolore accumulato o per quel terribile impulso che spinge a gesti estremi quando il peso della vita diventa insostenibile: eclatante il suicidio di due sposi marchigiani, che si impiccarono nel garage della loro abitazione. Migliaia le famiglie sconvolte da una legge iniqua, retaggio di un sistema marcio.

Giuseppe, però, ha la tempra dura di chi, sin da bambino, ha imparato a districarsi tra i fascinosi ma duri sentieri della Val Camonica, corroborata da un alto livello culturale (è uno studioso di storia e ha scritto tre saggi sulla sua terra, prestando particolare attenzione alle famose fornaci del bresciano) e da una rigorosa vis artistica (è a capo di un gruppo musicale e da oltre quaranta anni docente di canto e musica).

Le parole “arrendersi e deprimersi” non esistono nel suo dizionario e pertanto avviò subito una dura battaglia nel movimento degli esodati, che contribuì a far nascere, fino al varo dei nove provvedimenti di salvaguardia succedutesi dal 2011al 2021.

Contestualmente avviò una seconda battaglia per tutti gli altri “figli di un Dio minore”, fondando il “Comitato Buonuscita PT” e coinvolgendo mezzo mondo politico affinché si ponesse rimedio a quella che senz’altro si può definire, con termine eufemistico per evitare querele, una vera ingiustizia.

All’inizio era solo, ma l’eco della meritoria attività svolta indusse ben presto molte altre vittime ad affiancarlo, consentendogli di rendere ancora più efficace la rivendicazione di un diritto violato da leggi inique.

Nel blog del Comitato è possibile visionare gli atti della poderosa campagna, avviata nel 2016, affinché anche ai dipendenti di Poste Italiane sia riconosciuto il trattamento di rivalutazione del salario differito previsto per gli altri lavoratori, pubblici e privati, al momento delle dimissioni.

Che cosa possono fare le vittime della mancata rivalutazione

Giuseppe Zani, dall’autore di questo articolo intervistato telefonicamente, è stato molto chiaro – e purtroppo anche tranchant – nel rispondere alla domanda: «La vicenda è maledettamente complicata e di fatto ai singoli soggetti non conviene fare nulla perché correrebbero solo il rischio di perdere tempo e soldi, aggiungendo acqua bollente sulla piaga».

Una vertenza singola, di fatto, soprattutto dopo la pazzesca sentenza della Consulta, non avrebbe alcuna possibilità di esito positivo. Oltre duecento ex dipendenti aderenti al “Comitato Buonuscita PT” hanno già avviato un’azione legale di gruppo, ma gli avvocati che curano gli interessi dei ricorrenti, dimostrando profonda deontologia professionale, rifiutano di accettare altri incarichi, ritenendo che sia preferibile attendere l’esito della vertenza in itinere, della quale non nascondono né le insidie né le difficoltà oggettive.

Una strada perseguibile, a sentenza emessa (chissà quando) e a prescindere dalla sua natura, è il ricorso collettivo alla Corte di Giustizia Europea affinché sancisca l’incongruità della norma italiana rispetto a quanto previsto in materia dalle norme comunitarie.

Il ricorso, però, può essere effettuato solo tramite un tribunale, previa congrua assistenza legale. Un ulteriore dato da prendere in considerazione riguarda la tempistica, non certo di aiuto per chi brami giustizia: ancorché eseguibile anche durante la fase processuale di primo e secondo grado, infatti, per prassi consolidata il ricorso viene inoltrato solo dopo la sentenza della Corte di Cassazione.

In pratica è tutto maledettamente complicato ma, come giustamente osserva Zani, bisogna continuare a lottare, facendo anche attenzione al cappio della prescrizione: «Questa è una battaglia destinata a vedere vincitori esclusivamente le vittime di un sopruso, essendo inconcepibile e inaccettabile, sul piano umano, etico e giuridico, qualsiasi altra soluzione.

Occorre tempo, ma il tempo è galantuomo. Per tutelarsi, intanto, al fine di interrompere i termini oltre i quali si prescrive la possibilità di far valere un diritto, è importantissimo inviare una lettera di contestazione, tramite posta raccomandata, entro cinque anni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

In caso contrario si spegnerebbe anche la speranza. La raccomandata va inviata alla sede legale di Poste Italiane e, per conoscenza, alla Gestione Commissariale Fondo Buonuscita, alla sede legale dell’INPS, all’ufficio di presidenza del Consiglio dei Ministri.

Il Comitato Buonuscita PT, che assiste gratuitamente i postali vittime della penalizzazione, è a disposizione di chiunque necessiti di aiuto per la stesura della lettera e per la contestazione dell’iniquo ricalcolo dell’Irpef generato dagli errori dell’Agenzia delle Entrate. Non bisogna demordere, quindi. Come sempre: “Vincit qui patitur”.

Lino Lavorgna 29/12/2022


nuova pubblicazione aggiornata il 18/07/2023