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martedì 25 luglio 2023

Un ricordo con due esempi

Ciascuno di noi è importante e lo è di più quando si attiva con la forza delle proprie parole per ricercare l'ascolto a cui abbiamo diritto. 
Ma i diritti vanno fatti valere.
Chi ci rinuncia a priori fa come Pinocchio col Grillo Parlante, nel tentativo di far tacere la voce della coscienza.

Tra le persone importanti c'è sicuramente Michele Musina (non è il solo) esemplare per la costanza e la perseveranza del suo impegno fino all'ultimo. Sì perché dal 25 luglio 2021 ci sta seguendo da lassù.
Le sue parole ed il suo esempio continuano ad avere lo stesso valore, la stessa forza.
Pubblichiamo due dei suoi scritti rimasti senza risposta affinché si capisca la chiara volontà operativa che segue la presa di coscienza di un problema che va affrontato e risolto, nonostante "chi di dovere" finga di non sentire: scripta manent.

Michele Musina 20 mar. 2016
Ciao a tutti i colleghi P.T (...). dobbiamo farcela è un nostro sacrosanto DIRITTO, CI SPETTA SIA LA RIVALUTAZIONE CHE GLI INTERESSI LEGALI. nessuno, che io sappia, dà soldi in prestito senza interessi, tanto meno lo ha mai fatto il nostro ente.
Chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso.

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Leggi da Abolire (Scritto al M5Stelle) Feb. 2018

A seguito della privatizzazione dell’Ente Poste Italiane, trasformato nella società Poste Italiane S.P.A, il legislatore italiano, con una legge unica nel panorama legislativo italiano, ossia l’art. 53, comma 6, lettera a della legge 27 dicembre 1997 n°449 congelò al 28 febbraio 1998 l’indennità di buonuscita dei dipendenti postali, causando loro un grave danno economico. Ciò significa che tutti i lavoratori andati in pensione dopo quella data, ed anche quelli attualmente in servizio, ma assunti prima della privatizzazione, al momento della cessazione del rapporto lavorativo, percepiranno il TFR maturato da 1/3/1998 alla cessazione del rapporto, più il TFS (indennità di buonuscita) calcolata non sull’ultima busta paga percepita al momento della cessazione del rapporto, bensì sull’ultima busta paga percepita nel lontano 28 febbraio 1998!!

Si tratta di un caso unico, poiché a nessun altro lavoratore italiano, pubblico o privato, è mai stata negata la rivalutazione di una parte dell’indennità terminativa del rapporto di lavoro.

Il legislatore italiano ha sempre salvaguardato il potere d’acquisto dell’intero trattamento retributivo differito, connesso all’anzianità, di tutti i lavoratori interessati dalle riforme- ECCETTO CHE PER 219.601 LAVORATORI POSTALI in forza al 28/02/1998 padri e madri di famiglia, che di certo con gli stipendi percepiti non navigavano e non navigano nell’oro.

Michele Musina

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Spett.le Redazione non è l’Arena - 25 Feb. 2020

Alla cortese attenzione del Dottor Giletti

Mi chiamo Michele Musina, sono un dipendente di Poste italiane S.p.a. dal lontano 1981. Anche se ritengo non sia il momento buono considerato gli eventi che stanno affliggendo il nostro paese. Le scrivo queste poche righe nella speranza che un giorno possa parlarne durante la sua trasmissione.

Non so se è già al corrente della questione, si tratta di una denuncia di sopruso che si protrae dal lontano primo marzo del 1998 e riguarda la buonuscita maturata sino al 28 febbraio 1998. Da allora al 28 febbraio di questo mese sono passati la bellezza di 22 anni, una data triste per noi dipendenti postali che sino a oggi, non vediamo la luce in fondo al tunnel in cui ci hanno relegato.

Durante questo periodo ci sono state varie interrogazioni parlamentari e sono state votate anche due risoluzioni parlamentari per porre fine a questo problema visto che siamo gli unici lavoratori a subire questo trattamento. Le varie promesse da parte dei politici di tutti i partiti e non altro il presidente del Consiglio Mario Monti che si era impegnato a risolverlo si sono concluse in un nulla di fatto. A quanto pare ventisette mesi di attesa per vedersi pagare quello che ci spetta di diritto, ai nostri politici non bastava e quindi con la legge 4/2019 hanno pensato di spostarla ancora un po’ in avanti, portandola non più a 27 mesi dalla data di pensionamento ma bensì a quindici mesi dopo il raggiungimento della pensione di vecchiaia. Ciò significa che chi ha optato per andare in pensione a 62 anni di età e 38 di contributi cioè quota 100 dovrà aspettare al compimento del sessantottesimo anno e tre mesi, quindi gli verrà liquidata dopo ben sei anni e come sinora avvenuto senza alcuna rivalutazione monetaria.

Per questa ingiustizia che stiamo subendo cioè la non rivalutazione di quanto maturato sino al 1998 che non può essere liquidata anche dopo 40 al valore di allora. Alcuni anni fa abbiamo formato un comitato denominato Comitatobuonuscitapt e circa 250 e oltre dipendenti e pensionati postali, stiamo percorrendo i passi che portano alla Corte di Giustizia Europea e vedere riconosciuto il diritto a percepire in tempi ragionevoli quanto maturato con la rivalutazione prevista dalla legge che deve essere calcolata sull’ultima retribuzione integralmente percepita, come avviene per il TFR di tutti i dipendenti pubblici e privati. Ci siamo costituiti in giudizio e In primo grado, come temevamo non avendo voce in capitolo la nostra richiesta non ha avuto l'esito che speravamo, costringendoci di fatto ad affrontare ulteriori spese per il ricorso in appello che si terrà a breve e speriamo che almeno in questo grado di giudizio venga riconosciuto il nostro diritto. Siamo coscienti che l'esborso per lo Stato Italiano è oneroso visto che per rimediare a questo sopruso servono oltre 900 milioni di euro e riguarda oltre 219mila persone da qui al 2042, che sarebbe l'anno in cui verranno pagati gli ultimi dipendenti che ne hanno diritto essendo entrati prima del 28 febbraio 1998 data, di trasformazione e privatizzazione delle Poste Italiane. Ci tengo a precisare sono soldi che sono soldi nostri, dei dipendenti postali assunti prima del 1998 e non dello Stato. Se, come avvenuto con i dipendenti delle ferrovie dello Stato all'atto della loro privatizzazione hanno visto il travaso del TFS nel nuovo TFR, oggi non ci sarebbero questi problemi. Per ultimo, voglio far presente che il Comitato Buonuscita PT si è preso l'impegno di portare avanti quest’azione legale con l'intenzione di arrivare se necessario sino alla Corte di Giustizia Europea per veder riconosciuto il diritto a essere trattati come tutti i dipendenti pubblici e privati. non vogliamo privilegi.

A nome del Comitato Buonuscita PT, confidando nel suo interessamento e appoggio, desideravo chiederle se è possibile far incontrare nella sua trasmissione, per discuterne, qualche componente del nostro comitato e qualche componente del governo che sia in grado di darei una risposta e ponga fine a questo sopruso di stato.

In attesa di cordiale e gradita risposta porgo i più cordiali e distinti saluti
Michele Musina

Qualora vogliate prendere in considerazione la mia richiesta e vogliate contattarmi, i miei recapiti sono (...)