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venerdì 27 settembre 2024

Buonuscita. Se ne è accennato al Senato

TFR-TFS e Buonuscita. Intervento al Question Time (frame da 3:20:30 a 3:28:04 oppure a questo link di FaceBook)

MAZZELLA (M5S). Signora Presidente, signora Ministra, il settore della pubblica amministrazione ha subito significativi tagli lineari e indiscriminati, con ripetute revisioni della spesa pubblica in Italia. Questi interventi includono il decreto-legge n. 138 del 2011, introdotto per affrontare l'instabilità finanziaria, e il decreto legge n. 201 del 2011, noto come salva Italia, che ha introdotto la riforma Fornero del sistema pensionistico. Inoltre, ci sono state altre misure successive, come il decreto-legge n. 95 del 2012 e il decreto-legge n. 101 del 2013 per la razionalizzazione della spesa nelle pubbliche amministrazioni.

Si consideri inoltre che la disciplina di erogazione del trattamento di fine rapporto (TFR) e del trattamento di fine servizio (TFS), modificata ai sensi del combinato disposto dei provvedimenti che ora ho citato, rappresenta oggi, di fatto, un elemento di oggettiva disparità tra lavoratori del settore pubblico e del settore privato e che la regolamentazione del trattamento di fine rapporto per i lavoratori del settore pubblico presenta disparità appunto rispetto a quello del settore privato. Nel pubblico impiego, infatti, i tempi di attesa per il pagamento del trattamento variano da un minimo di 105 giorni ad oltre due anni a seconda della causa di cessazione del lavoro. Al contrario, nel settore privato i tempi di attesa per il TFR sono definiti dalla contrattazione collettiva, con una scadenza che va da un massimo di 30 giorni nel terziario a 45 giorni nel commercio.

L'articolo 12, comma 7, del decreto-legge n. 78 del 2010 stabilisce poi le modalità di erogazione dei fondi: un solo pagamento annuale se l'importo è fino a 50.000 euro, due pagamenti annuali se l'importo è tra 50.000 e 100.000 euro, tre pagamenti annuali se l'importo è oltre 100.000 euro. Inoltre, la Corte costituzionale, con sentenza n. 130 del 23 giugno 2023, ha accolto la questione di legittimità costituzionale sollevata dal TAR Lazio sulla disparità di trattamento tra TFR e TFS. Questa questione era emersa da un ricorso di un dipendente pubblico che richiedeva il pagamento immediato del TFS ritenendo il pagamento rateale lesivo dell'articolo 36 della Costituzione. La Corte ha dichiarato incostituzionale il rinvio del pagamento dei trattamenti di fine servizio, affermando che questi fanno parte della retribuzione e devono essere erogati in modo tempestivo. Nonostante ciò, l'INPS continua a versare il TFR seguendo criteri ritenuti illegittimi dalla sentenza senza fornire spiegazioni.

Si chiede pertanto di sapere quali iniziative ancora di carattere normativo il Ministro in indirizzo intenda adottare per dare attuazione alle decisioni della Corte costituzionale e quali siano le motivazioni per cui ancora perduri la disparità di trattamento. (Applausi).

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e delle politiche sociali, dottoressa Calderone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CALDERONEministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante per aver affrontato il tema della disparità di trattamento nell'erogazione dei trattamenti di fine rapporto o servizio tra i lavoratori del settore pubblico e quelli del settore privato.

In merito all'interrogazione oggetto di questa discussione, è opportuno evidenziare che nel settore pubblico i termini di pagamento delle prestazioni di TFS e TFR sono differenziati in base alla causale di cessazione dell'iscritto, come diceva il senatore interrogante. Come è noto, questa differenziazione deriva dalla disciplina contenuta nell'articolo 3 del decreto-legge 28 marzo 97, n. 79, convertito dalla legge 28 maggio 1997, n. 140, sulla quale è intervenuta la Corte costituzionale, richiamata dagli interroganti, sebbene esclusivamente in riferimento alla disposizione che differisce di dodici mesi la liquidazione di questi emolumenti in caso di ordinaria cessazione dal servizio. Come la stessa Consulta ha osservato, sebbene il differimento possa incidere sulla funzione previdenziale propria delle predette prestazioni, non si può non considerare che tali prestazioni costituiscono un aggregato della spesa pubblica di parte corrente particolarmente rilevante. Per questa ragione si rappresenta che, nelle more di un intervento normativo di più ampio respiro, il consiglio di indirizzo e vigilanza dell'INPS ha già adottato una deliberazione, la n. 2 del 2024, con la quale a legislazione vigente ha inteso adottare un piano di azione concreto volto a superare, da un lato, eventuali ritardi dovuti alla mancanza di risorse umane e materiali per l'elaborazione delle istanze e, dall'altro, a introdurre le più idonee misure normative per garantire un'adeguata tutela alla platea dei lavoratori interessati. Occorre invero considerare che nel solo 2023 sono state liquidate 624.000 pratiche, le quali, al netto di un congruo numero di importo modesto legato alle liquidazioni delle supplenze brevi del comparto istruzione, impattano in modo ben più che significativo sulle risorse pubbliche disponibili, circostanza che rende imprescindibile un intervento non solo complessivo, ma soprattutto coordinato con tutti i Ministeri interessati. Il tema è pertanto all'attenzione del Ministero, il quale ha avviato, in necessaria sinergia con il Ministero dell'economia e delle finanze, le necessarie procedure istruttorie al fine di addivenire a un risultato in linea con quanto evidenziato dalla Consulta, nel rispetto delle inderogabili esigenze di coordinamento della finanza pubblica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Mazzella, per due minuti.

MAZZELLA (M5S). Signora Ministra, pur a fronte dei chiarimenti che lei ha portato in questo question time, resta però la condizione negativa del grave ritardo cui i versamenti di queste spettanze sono ancora soggette. Pertanto non possiamo ritenerci soddisfatti della sua risposta. Inoltre, le sottolineo che questo Governo ha una bella gatta da pelare che si aggiunge ad altre, ovviamente, visto che siamo anche in procedura di infrazione. Solo il prossimo anno si prevede infatti che vadano in pensione 150.000 dipendenti pubblici, calcolando una media di 70.000 euro ciascuno di buonuscita si arriva ad una spesa cospicua fino a 10,5 miliardi di euro che, come abbiamo appreso adesso, non avete intenzione di gestire visto che vale quasi una mezza finanziaria.

A ciò però si aggiunge anche la mancata rivalutazione delle indennità di buonuscita dei lavoratori postali per circa un miliardo. Buonuscita dei postali che non è rivalutata dal 28 febbraio 1998 e coinvolge 200.000 postali.

Io credo che sia giunto il momento - e il nostro MoVimento 5 Stelle lo sottolinea con forza - di porre fine a questo sequestro per dipendenti pubblici. È un sequestro illegittimo delle liquidazioni dei dipendenti pubblici. Ribadiamo con forza a questo Governo che il differimento del pagamento della liquidazione dei dipendenti pubblici è anticostituzionale dal momento che contrasta con il principio della giusta retribuzione contenuta nell'articolo 36 della Costituzione.

5 commenti:

  1. E una vergogna, vorrei sapere se un postale e già andato in pensione come potrà fare x riavere gli interessi,e non solo ma una rivalutazione vera

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  2. Io, pur non essendo un postale, aspetto da oltre 4 anni e dovrò attendere altri 2 quasi. Ho presentato ricorso alla CEDU...vediamo.
    Claudio Vencato

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  3. il ministro che rispoista a dato sul notro caso?

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    1. Nessuna pwerché il passaggio che ci riguarda è stato fatto durante la replica dell'interrogante

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