Con
piacere diamo conto di questa nuova presa di posizione della segreteria UGL del
Veneto sul problema della Buonuscita.
Ormai l’hanno capito tutti (?)
Una persona
uscita da Poste ed abbia ottenuto la pensione con "Quota 100" non
percepirà la Buonuscita-TFS con
ulteriore ritardo: tra i 12 e i 15 mesi successivi a quelli previsti dalla
decorrenza della pensione di vecchiaia secondo le modalità di accesso alla
pensione di vecchiaia stabilita dalla cosiddetta “legge Fornero”.
Sì, perché ai fini della Buonuscita i
Postali sono considerati “pubblici dipendenti”.
In "compenso" è prevista la possibilità di chiedere l'anticipo della
Buonuscita-TFS pagandoci gli interessi, ma la norma è di fatto disattesa perché
le banche non aderiscono all’accordo sottoscritto tra ABI e Governo per un
finanziamento agevolato, vanificando di fatto questa possibilità.
Se, invece, avesse usufruito della pensione di Anzianità la sua Buonuscita seguirà i tempi
di 24+3 mesi a decorrere dalla data del
requisito di anzianità (non dalla cessazione del rapporto di lavoro).
Sui 3 mesi aggiuntivi - previsti dalla legge per "fare i conti del dovuto": perché si deve aspettare che passino, visto che non c'è nulla da elaborare? La somma di ciascuno è ben chiara e ferma dal 28/02/1998!
Ma c’è un’altra
questione sottovalutata ed è relativa al cosiddetto Cumulo (diversa
dalla Ricongiunzione contributiva) non
sufficientemente chiara a chi ne usufruisce, ma neppure spiegata al momento
delle dimissioni, quando l'unica attenzione viene spostata sul "quanto prenderò di pensione"
e sull'eventuale incentivo all'esodo.
Soprattutto in Poste dove il posticipo senza alcuna rivalutazione della Buonuscita/TFS non inizia - come per gli altri
"pubblici dipendenti" - a partire dalla data della cessazione del
rapporto di lavoro, ma dal 28/02/1998.
La
norma ha una sua ratio, alquanto opinabile ma chiara, esplicitata al punto 6 della circolare INPS n.
60/2017 citata nella risposta di GFB. Un linguaggio non per tutti,
forse più chiaro in questo articolo.
Questa informazione manca o non è sufficientemente esplicitata anche sul sito GFB, ma - ancor di più - da parte delle pur numerose Organizzazioni Sindacali di Poste.
Molti lavoratori si sentono doppiamente ingannati da questo continuo spostarsi nel tempo l’erogazione di una somma il cui potere d'acquisto si è quasi dimezzato.
A chi interessa, veramente?
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