(AGENPARL) – Roma, dom 07 aprile 2024 Comunicato Stampa
Buonuscita postali non rivalutata dal 28-2-1998
Per i dipendenti Postali il valore della BUONUSCITA è stato fissato al 28 febbraio 1998. Quell'importo viene liquidato al lavoratore SENZA ALCUNA FORMA DI RIVALUTAZIONE. Questo ingiusto trattamento riguarda SOLO i Postali. Perché 219.601 lavoratori non hanno diritto all'intero trattamento retributivo differito, come tutti gli altri ? Mettiamo in comune i documenti, facciamo conoscere le iniziative intraprese e quelle che si vorranno intraprendere per contrastare questa ingiustizia.
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domenica 7 aprile 2024
Postali, Pacifico: la “par condicio” è dovuta
sabato 6 aprile 2024
AGENPARL. Un comunicato stampa dell'On. Pacifico
Postali, Pacifico: l’agnello sacrificale delle privatizzazioni dello Stato.
I 219.601 dipendenti postali, che nel 1998 dalla gestione pubblica si sono ritrovati in quella privata di Poste Italiane SPA, non hanno visto il passaggio del loro TFS nella nuova amministrazione, come avvenuto per i Ferrovieri, ma è stato lasciato per l’erogazione alla Gestione Commissariale Fondo Buonuscita per i lavoratori delle Poste Italiane e, nella confusione generale, il legislatore ha dimenticato di normare la rivalutazione della buonuscita. Così i lavoratori si sono ritrovati un corrispettivo eroso dalla svalutazione economica degli anni. A nulla sono valse, fino ad oggi, le richieste di intervento, finite sempre in promesse di impegno del Governo e interrogazioni parlamentari senza risposta. Insomma i postali sono stati l‘agnello sacrificale delle privatizzazioni dello Stato, l’unica categoria che non ha conservato il potere d’acquisto del TFS maturato. Sarebbe il caso che il ministro Calderone si occupasse e risolvesse, una volta per tutte, questa palese ingiustizia a danno di migliaia di lavoratori e delle rispettive famiglie.
giovedì 4 aprile 2024
Al Senato l'interrogazione di Tino Magni-AVS e Susanna Camusso-PD
Senato della Repubblica
Legislatura 19ª
Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-01110
Pubblicato il 26 marzo 2024, nella seduta n. 173MAGNI, CAMUSSO - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
in data 28 febbraio 1998, Poste Italiane è stata trasformata da ente pubblico economico in società per azioni, denominata Poste Italiane S.p.A.;
a seguito di tale conversione, i dipendenti di Poste Italiane sono transitati da un regime di natura pubblica ad un regime di natura privata, senza soluzione di continuità, con evidente e grave danno economico arrecato a quanti sono stati assunti prima del febbraio 1998;
l'articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, per provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturate fino alla data del 28 febbraio 1998, stabilisce: «A decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente Poste Italiane in società per azioni (...) al personale dipendente della società medesima spettano (...) il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»;
dunque, in base a tale norma, la prestazione dovrebbe essere calcolata secondo i valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998, congelando, di fatto, l'indennità di buonuscita dei dipendenti postali;
va segnalato che tale trattamento è stato riservato esclusivamente ai dipendenti di Poste Italiane, al contrario di casi analoghi di altri dipendenti transitati dal regime «pubblico» a quello «privato» quali, ad esempio, i dipendenti di Ferrovie dello Stato S.p.A.;
la delicata questione della buonuscita dei dipendenti postali (oggetto, nel tempo, di numerosi atti di sindacato ispettivo, da parte di quasi tutte le forze politiche) attiene a circa 219.601 persone: i lavoratori postali cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal 1998 ad oggi, sarebbero 142.847; quelli tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il diritto all'indennità di buonuscita, sarebbero 76.754;
l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che ancora in servizio, è pari a 907.261.000 euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal 2017 al 2040) è pari a 939.972.000 euro, come anche ricordato dall’allora sottosegretaria per il Lavoro e le Politiche sociali Biondelli, in risposta ad un’interrogazione parlamentare, presentata alla Camera dei deputati nel corso della XVII Legislatura (5-11009 del 30 marzo 2017);
nelle risposte alle diverse interrogazioni presentate sul tema, è sempre stato dato atto dell’ingiusta discriminazione recata ai danni dei dipendenti delle Poste, adducendo l’impossibilità di riconoscere quanto loro dovuto esclusivamente alle difficoltà di reperimento delle risorse necessarie per la relativa copertura finanziaria;
le risorse economiche necessarie a sanare tale situazione sono anche riconducibili al protrarsi, nel tempo, della vicenda, in relazione alla quale è ormai assolutamente improcrastinabile un’adeguata azione risolutiva,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo su quanto riferito in premessa;
se non ritengano di dover intervenire al più presto, per quanto di competenza, per consentire ai lavoratori di Poste Italiane S.p.A. (sia a quelli cessati, sia a quelli ancora in servizio) di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, pubblici e privati, anche ipotizzando, a tal fine, l’istituzione di un apposito Fondo.
(Fonte)
martedì 26 marzo 2024
Pur di non riconoscere i diritti ai lavoratori, tutto fa brodo
Riportiamo solo ad esempio uno dei tanti articoli su questa nuovo ostacolo posto all'effettivo godimento dei diritti dei lavoratori - riconosciuto anche dalla Corte Costituzionale - per dire che quando si tratta di riconoscere i diritti dei lavoratori i soldi non vengono messi a disposizione: serve un surplus di tribolazioni
Tfs anticipato addio: per gli statali ancora uno stop dalla Ragioneria dello Stato
Ultime notizie sul Tfs anticipato per i dipendenti statali, che purtroppo devono assistere a un nuovo stop nell’erogazione del trattamento, nonostante gli ultimi tempi avessero aperto più di qualche speranza. Nel panorama delle politiche retributive, una delle questioni più dibattute riguarda senza dubbio il Trattamento di Fine Servizio (TFS) dei dipendenti pubblici. Recentemente, proposte legislative bipartisan avevano mirato a modificare le modalità di pagamento del TFS, suggerendo un’accelerazione del processo che prevedeva la liquidazione della prima rata entro tre mesi anziché un anno e un aumento dell’importo della stessa, adeguato all’inflazione, passando da 50.000 a 63.600 euro. Tuttavia, la Ragioneria Generale dello Stato ha posto un veto su queste iniziative, citando preoccupazioni relative agli onerosi impatti finanziari, stimati in 3,8 miliardi di euro per il solo anno 2024.
Tfs anticipato: stop dalla Ragioneria di Stato, ecco perché
Il nodo centrale della questione si annoda intorno al bilancio dello Stato
e alla sostenibilità delle finanze pubbliche. L’analisi della Ragioneria
Generale ha evidenziato come le proposte di legge avrebbero inciso
negativamente sul bilancio, aumentando il fabbisogno e l’indebitamento
netto senza prevedere coperture finanziarie adeguate. La decisione di stoppare
il procedimento legislativo è stata comunicata durante una seduta della
commissione Lavoro della Camera, sottolineando come, oltre ai risvolti
economici, vi fosse anche il rischio di generare contenziosi, data la proposta
di retroattività delle misure.
Tfs anticipato: la situazione dei
dipendenti pubblici e la disparità con il settore privato
Un confronto inevitabile emerge tra il trattamento dei dipendenti pubblici
e quelli del settore privato, soprattutto in termini di tempistiche per la
liquidazione del TFS o TFR (Trattamento di Fine Rapporto). Mentre nel privato la
liquidazione avviene in tempi relativamente brevi, nel pubblico si registrano
attese ben più prolungate, una disparità che ha sollevato questioni di equità e
giustizia retributiva. Questa situazione aveva trovato eco anche in una
precedente sentenza della Corte Costituzionale, che aveva evidenziato
la necessità di rivedere i tempi di pagamento per non violare il principio
della giusta retribuzione.
Attualmente, la liquidazione del TFS viene erogata in rate successive, con
una prima rata che non supera i 50.000 euro e ulteriori pagamenti distribuiti
su più anni. Questi ritardi sono particolarmente gravosi per i dipendenti che
terminano il rapporto di lavoro avvalendosi di meccanismi come lo scivolo
pensionistico, estendendo l’attesa fino a cinque anni. La situazione è
aggravata dal fatto che alcuni dipendenti si trovano a dover “pagare” interessi
alle banche per ottenere anticipazioni sulla liquidazione, con oneri aggiuntivi
che possono raggiungere i 2.000 euro.
La Ragioneria Generale dello Stato ha esaminato con scetticismo le proposte
di modifica, sottolineando come la riduzione dei termini per il pagamento e
l’aumento degli importi erogati potrebbero peggiorare la situazione dei
saldi di finanza pubblica. L’analisi ha evidenziato potenziali effetti
negativi in termini di fabbisogno e indebitamento netto, mancanza di coperture
finanziarie e il rischio di alimentare contenziosi per la decorrenza retroattiva
delle nuove disposizioni.
Nonostante le difficoltà, rappresentanti politici e sindacali sono
impegnati nella ricerca di una soluzione alternativa che possa soddisfare le
esigenze dei lavoratori senza impattare negativamente sui flussi di cassa dello
Stato. La discussione in Parlamento vede coinvolti diversi gruppi politici,
tutti concordi sulla necessità di affrontare il problema riconosciuto anche
dalla Corte Costituzionale, ma consapevoli delle complesse implicazioni
economiche.
Nonostante l’intento di facilitare i dipendenti pubblici nell’accesso
anticipato al loro TFS, le difficoltà finanziarie e le implicazioni budgetarie
hanno imposto una pausa di riflessione. L’opinione pubblica e i rappresentanti
politici sono ora di fronte alla sfida di trovare soluzioni alternative che
possano conciliare la necessità di riconoscere diritti ai lavoratori con quella
di garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche. Proposte future dovranno
necessariamente includere meccanismi di copertura finanziaria chiari e
sostenibili, per non gravare ulteriormente sul debito pubblico.
In questo scenario, si apre anche un dibattito più ampio sulla gestione delle risorse
statali e sulle priorità di spesa, evidenziando come le decisioni in materia di
politiche sociali e lavorative siano intrinsecamente legate a valutazioni di
carattere economico e finanziario. La questione del TFS sottolinea l’importanza
di un equilibrio tra le legittime aspettative dei dipendenti pubblici e le
esigenze di prudenza fiscale, in un contesto in cui ogni scelta ha
ripercussioni significative sull’economia nel suo insieme.
lunedì 26 febbraio 2024
L'incontro con l'On. Simona Bordonali (Lega)
Continua la ricerca di referenti
parlamentari e istituzionali e gli incontri avvengono di persona oppure attraverso
collegamenti audiovideo online.
Grazie
all’impegno di Graziano, questa mattina una delegazione del nostro Comitato potuto
incontrare l'On. Simona Bordonali (Lega).
Senza
reticenze di sorta, le è stata riassunta la vicenda a partire dal 28 febbraio
1998 riguardante i 219.601 lavoratori di allora.
Le abbiamo detto delle sentenze contrarie
di Cassazione e Corte Costituzionale, ma anche delle risoluzioni parlamentari
successive a quelle sentenze 2006 e 2012; le abbiamo detto di interrogazioni
emendamenti presentati, dei 4 ODG accolti dal Governo nella scorsa legislatura.
In particolare le abbiamo detto che
dopo la risposta all’interrogazione dell’On.
Benzoni in Commissione Lavoro della Camera, il 13/12/2023 abbiano chiesto
un incontro al Sottosegretario Durigon, (sollecitato il 31/01/2024) che in
quell’occasione assicurò l’attenzione del Governo. Come? Inoltre non c’è stato
alcun riferimento alla sentenza 130/2023 della Corte Costituzionale che ha dichiarato
incostituzionale il differimento dei Trattamenti di Fine Servizio per i dipendenti
pubblici: lede il principio costituzionale della giusta retribuzione (che include
la congruità e la tempestività dell'erogazione).
Se questo vulnus vale per il ritardo di 2 anni, a maggior ragione dovrebbe valere quando il ritardo è maggiore e da noi lo è dal 1998.
Insomma… abbiamo esposto il problema per intero e lasciato la documentazione a sostegno di quanto affermato ed avanzato alcune proposte da valutare e sottoporre a chi coinvolgerà da Parlamentare.
L’on. Bordonali si è impegnata a fare tutto ciò che le sarà possibile e non ha nascosto le difficoltà di bilancio.
Lo sappiamo bene perché i soldi di cui si parla sono quelli che non ci sono quelli delle rivalutazioni e degli interessi non riconosciuti ai Postali nel corso degli anni.
Ci siamo lasciati con il suo impegno a tenerci informati sull’esito dei passi compiuti.
Vi terremo aggiornati.
Come Comitato riteniamo necessario che altri colleghi o ex dipendenti Postali ricerchino occasioni per incontrare altri parlamentari eletti nel proprio territorio. In occasione delle prossime elezioni regionale ed europee non sarà così complicato incontrare di persona candidati e rappresentanti politici e/o giornalisti ai quali sottoporre un problema vero. Secondo noi questo è il metro da usare per comprendere chi effettivamente si impegna “giù dal fico” dei parolai.
venerdì 23 febbraio 2024
Sbloccati i fondi per l'erogazione della Buonuscita (non rivalutata)
Il 12 febbraio avevamo pubblicato un post per dire che l'erogazione della Buonuscita (quella MAI RIVALUTATA dal 28 febbraio 1998) stava subendo ulteriori ritardi.
Questa situazione si ripete annualmente a causa del ritardato trasferimento dei fondi dal Ministero competente
alla Gestione Commissariale del Fondo Buonuscita incaricato dell'erogazione ai lavoratori postali.
La settimana scorsa, chi si rivolgeva al Fondo veniva rassicurato: i fondi sono stati trasferiti dal MIMIT e la buonuscita verrà erogata entro la fine febbraio, con gli interessi, se dovuti.
Da ieri abbiamo la certezza che la parola dagli incolpevoli lavoratori del Fondo è stata mantenuta.
Ci auguriamo che non si ripeta questo ulteriore ritardo nell'erogazione di un importo di Buonuscita maturato il 28/02/1998 e da allora MAI RIVALUTATO: è noto da allora, i tempi di erogazione sono almeno di 15 mesi e quindi non ci si dovrebbe trovare di fronte ad un difetto temporale nella sua erogazione.
Per questo ci chiediamo: nessuno sarà mai chiamato a rispondere del danno erariale causato dal pagamento degli interessi su queste somme previste e non erogate entro i tempi di legge?
Vale la pena di ribadirlo.
Nel frattempo continua il nostro impegno per ottenere la rivalutazione della Buonuscita non rivalutata da 1998. Siamo ancora troppo pochi.
martedì 13 febbraio 2024
E se continuano a non pagare neppure la Buonuscita non rivalutata?
Di seguito trovate una e-mail tipo da inviare alla Gestione Commissariale del Fondo per chiedere l'erogazione della Buonuscita-TFS secondo i tempi da loro stessi indicata.
La risposta ricevuta evidenzia come ciò sia dovuto al ritardato trasferimento dei fondi da parte del Ministero dell'Industria e del Made i Italy (MIMIiT).
Come in passato le persone interessate devono darsi da fare e cercare un interlocutore al Ministero, al quale sollecitare la definizione di questo passaggio burocratico che ritarda ulteriormente il già inaccettabile ritardo col quale una cifra definita il 28 febbraio 1998 viene erogata e senza rivalutazioni da 26 anni.
Ma adesso c'è da mettersi al telefono e/o scrivere e-mail.
Da: Xxxxxxx
Xxxxxxxxxxx <xxxxxxxxxxxxxxxx@gmail.com>
Inviato: --
febbraio 2024
A: gfb@buonuscitaposte.it
Oggetto:
Liquidazione della Buonuscita al 1998
Buon pomeriggio.
Sono stanco di
aspettare stanco di aspettare di esser liquidato. L’importo che mi dovete
liquidare è noto dal 1998 perché da allora non è mai stato rivalutato e dopo 26
anni mi avevate scritto che sarebbe
stato liquidato (allego il documento) trascorsi
24 mesi con una finestra di altri tre.
Mi sono arrabbiato
nel sentirmi dire che non ci sono soldi per liquidarmi, mi sono veramente
alterato perché è immorale.
Scriverò ai
giornali per raccontare questa vergognosa umiliazione fatta ai danni miei e di
altri dipendenti postali ai quali Voi tenete ingiustamente, e da più di 26 anni,
la propria liquidazione senza alcuna rivalutazione.
Se entro un
ragionevole lasso di tempo, non si riparerà a questa grave mancanza mi rivolgerò
ad un legale: in un paese civile tutti si dovrebbero adoperare per evitarle.
Cordiali saluti
Xxxxxxx
Xxxxxxxxxxx
Tel. 000 000 0000
-- febbraio
2024
A: ‘Xxxxxxx
Xxxxxxxxxxx'
Oggetto: R: Liquidazione
Gentile Sig. Xxxxxxx
Xxxxxxxxxxx,
in riscontro alla
sua in calce, con rammarico siamo ad informare che i pagamenti verranno
corrisposti posticipatamente rispetto alle tempistiche di legge.
Si fa presente,
che tale slittamento è dovuto al ritardo dello stanziamento dei fondi destinati
all’erogazione delle prestazioni da parte del Ministero competente (MIMIT).
Auspicando in una
celere definizione dell’iter di approvvigionamento fondi, ci scusiamo per il
disagio arrecato.
Distinti saluti.
Gestione
Commissariale Fondo Buonuscita
per i lavoratori
di Poste Italiane
Via Carlo Spinola
n. 11
00154 - Roma
tel.
+39.06.51,25.793
fax +39.
06.51.25.860
giovedì 25 gennaio 2024
Siamo alle solite
In questi giorni abbiamo ricevuto qualche e-mail che ripropone un problema che negli anni scorsi abbiamo più volte evidenziato anche segnalando ai Sindacati ed ai Politici, gli unici titolati ad intervenire.
La criticità, dovuta al mancato o insufficiente trasferimenti di fondi dal MEF, era evidente a coloro che aspettavano l'erogazione della buonuscita nel primo trimestre dell'anno (sempre senza interessi eh?, perché l'importo della nostra Buonuscita-TFS è "congelato" dal 1998) ora questa situazione sembra riguardare anche l'ultimo trimestre, come si palesa nel testo che riassumiamo così.