La sbandierata decisione di pagare
il TFS (Buonuscita) entro 3 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro
ci pareva una stonatura. Non perché sia impossibile, tutt’altro, ma perché sembrava
essere contro corrente.
Abbiamo fatto bene.
Leggeremo quanto sarà effettivamente scritto quando il testo definitivo giungerà al Senato. Per ora circolano le cosiddette “precisazioni” come si legge in un articolo di BusinessOnline
- Riduzione dei
tempi minimi di attesa per la prima rata da 12 a 9 mesi
- Manutenzione
delle dilazioni rateali per importi elevati, con scadenze estese anche oltre
i due anni
- Anticipazione
delle attese anche per il TFS, storicamente afflitto da lunghi tempi di erogazione.
Dalla proposta iniziale al testo definitivo: il peggioramento
delle condizioni per i dipendenti pubblici
Durante la fase iniziale di elaborazione della Manovra,
erano state ipotizzate soluzioni maggiormente favorevoli per il personale statale
in uscita. In particolare, si era discusso della possibilità di ricevere anticipatamente
una prima quota della liquidazione fino a 50.000 euro entro tre mesi dal pensionamento.
Tuttavia, questa proposta non è stata inclusa nella versione definitiva della
legge, per cui:
- L’anticipo
significativo della liquidazione resta escluso: solo una moderata riduzione
dei tempi
- Dipendenti
pubblici ancora assoggettati a una tempistica rateale per la quota eccedente
- Nessun reale
adeguamento delle condizioni rispetto al settore privato
Il peggioramento percepito deriva dal confronto con le
promesse iniziali e l’assenza di una piena estensione delle agevolazioni ipotizzate.
Conseguenze per i lavoratori statali: potere d’acquisto,
aspettative e reazioni sindacali
L’applicazione della nuova normativa incide direttamente
sulle risorse che i neo-pensionati del pubblico impiego possono effettivamente pianificare
e utilizzare dopo la cessazione del servizio. L’attesa di nove mesi, seppure ridotta
rispetto al passato, continua a determinare incertezza e talvolta disagio, specialmente
per chi faceva affidamento su una liquidità più immediata e per importi consistenti
perché implica:
- Erosione del
potere d’acquisto dovuta all’inflazione e al differimento delle somme attese
- Impatto sulle
scelte di spesa e investimento dei pensionandi
- Frustrazione
per il mancato rispetto delle aspettative generate durante la discussione della
riforma
Le principali sigle sindacali hanno espresso forte disappunto: li mancato anticipo del pagamento del TFS/TFR, come annunciato, e la persistenza di lunghe attese sono viste come fattori di arretramento per la competitività e l’attrattività delle carriere nella pubblica amministrazione. Rispetto al settore privato, la pubblica amministrazione viene ulteriormente penalizzata dalla permanenza di un sistema meno favorevole sul piano della gestione del fine rapporto.
(Fonte)
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