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venerdì 24 ottobre 2025

TFS IN LEGGE DI BILANCIO

Abbiamo atteso qualche giorno dalle anticipazioni circolate sul TFS nella Legge di bilancio per il 2026.

La sbandierata decisione di pagare il TFS (Buonuscita) entro 3 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro ci pareva una stonatura. Non perché sia impossibile, tutt’altro, ma perché sembrava essere contro corrente.

Abbiamo fatto bene.

Leggeremo quanto sarà effettivamente scritto quando il testo definitivo giungerà al Senato. Per ora circolano le cosiddette “precisazioni” come si legge in un articolo di BusinessOnline

 Uno degli interventi principali della Manovra 2026 riguarda il processo di liquidazione delle indennità di fine rapporto per i lavoratori del comparto pubblico. Il nuovo testo dispone che, dal 2027, il pagamento della prima rata del TFS/TFR venga effettuato entro nove mesi dalla cessazione del servizio invece che nei dodici mesi precedentemente previsti. Le modifiche previste sono dunque le seguenti:

  • Riduzione dei tempi minimi di attesa per la prima rata da 12 a 9 mesi
  • Manutenzione delle dilazioni rateali per importi elevati, con scadenze estese anche oltre i due anni
  • Anticipazione delle attese anche per il TFS, storicamente afflitto da lunghi tempi di erogazione.

Dalla proposta iniziale al testo definitivo: il peggioramento delle condizioni per i dipendenti pubblici

Durante la fase iniziale di elaborazione della Manovra, erano state ipotizzate soluzioni maggiormente favorevoli per il personale statale in uscita. In particolare, si era discusso della possibilità di ricevere anticipatamente una prima quota della liquidazione fino a 50.000 euro entro tre mesi dal pensionamento. Tuttavia, questa proposta non è stata inclusa nella versione definitiva della legge, per cui:

  • L’anticipo significativo della liquidazione resta escluso: solo una moderata riduzione dei tempi
  • Dipendenti pubblici ancora assoggettati a una tempistica rateale per la quota eccedente
  • Nessun reale adeguamento delle condizioni rispetto al settore privato

Il peggioramento percepito deriva dal confronto con le promesse iniziali e l’assenza di una piena estensione delle agevolazioni ipotizzate.

Conseguenze per i lavoratori statali: potere d’acquisto, aspettative e reazioni sindacali

L’applicazione della nuova normativa incide direttamente sulle risorse che i neo-pensionati del pubblico impiego possono effettivamente pianificare e utilizzare dopo la cessazione del servizio. L’attesa di nove mesi, seppure ridotta rispetto al passato, continua a determinare incertezza e talvolta disagio, specialmente per chi faceva affidamento su una liquidità più immediata e per importi consistenti perché implica:

  • Erosione del potere d’acquisto dovuta all’inflazione e al differimento delle somme attese
  • Impatto sulle scelte di spesa e investimento dei pensionandi
  • Frustrazione per il mancato rispetto delle aspettative generate durante la discussione della riforma

Le principali sigle sindacali hanno espresso forte disappunto: li mancato anticipo del pagamento del TFS/TFR, come annunciato, e la persistenza di lunghe attese sono viste come fattori di arretramento per la competitività e l’attrattività delle carriere nella pubblica amministrazione. Rispetto al settore privato, la pubblica amministrazione viene ulteriormente penalizzata dalla permanenza di un sistema meno favorevole sul piano della gestione del fine rapporto.

(Fonte)

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