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venerdì 2 marzo 2018

L'inchiesta de Il Messaggero

ROMA In Italia ci sono 142 mila persone che quando sono andate in pensione hanno avuto un’amara sorpresa. E altre 76 mila che ci andranno nei prossimi anni e che dovranno fare i conti con lo stesso problema. In tutto più di 220 mila lavoratori. Eppure il loro caso, nonostante le migliaia di persone coinvolte, è poco noto. Trovare qualcuno, nelle istituzioni, che ne abbia memoria è difficile. Perché la vicenda risale ormai a quasi due decenni fa.

Per capire bene di cosa stiamo parlando, bisogna fare un salto indietro nel tempo, alla fine degli anni novanta, nel febbraio del 1998 per l’esattezza, quando si concluse il processo di trasformazione dell’Ente Poste in una società per azioni: Poste Italiane spa. Tra i tanti problemi che si posero in quel passaggio ne emerse uno particolarmente spinoso: ossia se ai dipendenti “privatizzati” di Poste andasse applicato il Tfr, come per tutti gli altri lavoratori privati, o se confermare la buonuscita pubblica che percepivano fino a quel momento e che era legata all’ultima retribuzione. Il rebus fu risolto così: i dipendenti, una volta andati in pensione, avrebbero percepito fino al 28 febbraio 1998 la buonuscita pubblica, e dal primo marzo il Tfr.
Problema risolto? Per niente, almeno dal punto di vista dei lavoratori. Perché la buonuscita pubblica, ancora oggi, viene liquidata al momento della pensione, ma al valore del 1998. Nei fatti congelata. Per i lavoratori il danno, può ammontare anche a migliaia di euro. Da 20 anni i dipendenti delle Poste cerca di ottenere, appellandosi ai giudici, una rivalutazione dei denari loro spettanti. Per ora invano.
I PASSAGGI
La vicenda, come Il Messaggero ha ricostruito, ha però dei risvolti inediti che vanno ben oltre la vicenda della buonuscita. In uno dei processi civili intentato da una ex dipendente delle Poste difesa dagli avvocati Giuliano Giacobini e Paolo Liberati del foro di Roma, e ora in fase di appello davanti alla Corte di Appello di Roma, le carte emerse raccontano un’altra storia. Ma andiamo con ordine. Quando un dipendente postale assunto prima del 1998 va in pensione, la Buonuscita “pubblica”, viene erogata dalla Gestione commissariale Fondo Buonuscita Poste Italiane spa. Di cosa si tratta? Prima della trasformazione in società per azioni delle Poste, le buonuscite le pagava l’Ipost, il vecchio ente previdenziale dei postali, poi confluito nell’Inps.

L’unica gamba rimasta in vita è, appunto, il Fondo buonuscita. La legge dice - è tutt’ora in vigore - che doveva essere liquidato e gli attivi e i passivi trasferiti a Poste italiane che avrebbe dovuto provvedere a pagare direttamente le buonuscite. A quasi vent’anni da quella norma nulla di ciò è accaduto. Non è il massimo, ma non è la prima volta che accade in Italia. Il punto però, è un altro: non si riesce a trovare traccia del decreto di nomina dell’attuale commissario liquidatore, Domenico Serino, in carica ormai da ben 13 anni, dal lontano 2005.
Nel procedimento civile di primo grado davanti al Tribunale di Roma, il difensore della Gestione commissariale, l’avvocato Dario Buzzelli, su richiesta del giudice, ha prodotto un decreto di nomina firmato dall’allora ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi. Un documento senza protocolli e senza timbri, se non quello della stessa gestione commissariale.
IL DOCUMENTO MANCANTE
Solo che, da un accesso agli atti fatto al ministero dello Sviluppo, quel decreto non risulta esistere negli archivi. Così come non risulta mai pubblicato sul bollettino ufficiale dello stesso ministero dove, invece, nel giorno e nella data di quel provvedimento risulta un altro atto che riguarda però tutt’altro argomento.
Il ministero dello Sviluppo, interrogato dal Messaggero, non ha saputo fornire una spiegazione. Il decreto di nomina del commissario Serino inoltre, come ha verificato il Messaggero, non risulta mai essere pervenuto alla Corte dei Conti per la registrazione. Non solo, la magistratura contabile non ha mai nemmeno effettuato una verifica sulla stessa gestione commissariale, sempre sfuggita ai suoi radar. Come è possibile?
«Io una copia del decreto ce l’ho», ha spiegato Serino al Messaggero, ammettendo però di non sapere indicare dove sia possibile estrarre l’originale. Qualcosa, secondo il commissario, potrebbe essere successo nel passaggio che ha portato il vecchio ministero delle Comunicazioni ad essere inglobato in quello dello sviluppo economico. In altre parole il ministero si sarebbe perso le carte della nomina. E alla domanda del perché il decreto non sia stato registrato alla Corte dei conti, la risposta è che non ce n’era bisogno perché «non comportava spese per lo Stato». In realtà non è così. Nello stesso documento in possesso del commissario, è infatti prescritta la registrazione.
LE GARE D’APPALTO
Inoltre la Gestione commissariale attualmente attinge, sia per il pagamento delle buonuscite dei dipendenti di Poste che per le sue spese, al capitolo 4306 del ministero del Lavoro, sul quale giacciono 70 milioni di euro. Quanto costi la gestione, che oggi conterebbe su una trentina di dipendenti e che bandisce diverse gare d’appalto per la manutenzione di un patrimonio immobiliare di diversi milioni di euro costituito da alcuni hotel e alcuni immobili per uffici - non è dato sapere. Il Messaggero ha chiesto di ottenere copia del regolamento di gestione, ma senza esito. Insomma, la ratio della gestione commissariale si perde nelle nebbie. Tanto più che, sempre nelle carte reperite dagli avvocati Giacobini e Liberati, emergono altri due importanti elementi. Il primo commissario liquidatore del Fondo Buonuscita, Mario Di Bernardo, aveva comunicato a Poste italiane il trasferimento, dall’1 maggio 2001, degli attivi e passivi del fondo buonuscita, chiudendo di fatto la liquidazione. Non solo. Lo stesso Di Bernardo aveva ricevuto una «procura notarile» da Poste per erogare le buonuscite ai dipendenti che andavano in pensione. Poste, insomma, avrebbe i titoli per intestarsi i beni del fondo e in giudizio sostiene che Domenico Serino agisce essenzialmente in virtù della procura notarile conferita a Di Bernardo.
Dalla vicenda, dunque, emergono una serie di domande. Perché il patrimonio immobiliare del Fondo Buonuscita, i conti correnti e i passivi non sono mai stati trasferiti a Poste? In che modo un commissario liquidatore si è trasformato in una gestione commissariale dotata di una struttura amministrativa a spese dello Stato? Perché negli archivi del ministero non c’è traccia del decreto di nomina del commissario Serino? Quello che manca, oltre al decreto, sono risposte convincenti.
Fonte

9 commenti:

  1. Tipica situazione italiana, la mano destra non sa quello che ha fatto la mano sinistra e viceversa , e noi ci siamo invischiati in pieno: ce la faremo? Con quello che ha poppato il carrozzone creato ad hoc in tutti questi anni avrebbero pagato la rivalutazione a diversi di noi.

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  2. Peccato che in questo articolo del messaggero non si faccia alcun riferimento al mancato pagamento della buonauscita nei termini dei 24 mesi quest'anno altro fatto oltretutto arbitrario.Mi posso solo augurare che Voi facciate presente anche questo ulteriore mistero al messaggero...

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  3. Quello che risulta evidenziato è che chi raggiunge i requisiti per la pensione percepisce questi danari dopo due anni ancora dal colloca mmm enti in quiescenz. Altro grande scandalo. Questa norma era stata emanata nei confronti dei dipendenti che andavano in pensione con lo scivolo verso la pensione o accordo con l'azienda. Quindi non sarebbe logico che chi esce per raggiunti limiti di età, in quanto l'azienda ricorre a questa pratica oppure i 42 anni e 10 mesi deve comunque attendere 2 anni ancora per entrare in possesso della sua quota accumulata. Ribadisco assolutamente una stortura

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  4. Più che al Messaggero in sé è stato fatto presente a chi di dovere. Politici, Ministro/Ministero, Sindacati nazionali, giornalisti...
    Molti stanno continuando a telefonare anche al Fondo.
    Ciascuno faccia la propria parte.

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  5. Avrei dovuto percepire la buonuscita un mese fa ma non è stato così. Non vorrei parlare di politica ma mi viene il sospetto che il governo uscente sospettando nella sconfitta elettorale e comportandosi in modo sleale verso chi è stato dipendente leale verso lo stato lasci di
    proposito l'onore del finanziamento a chi subentra .Ecco perché io non mi fido piu'neanche dei rimborsi sul 730 a 5 o a 10 anni ,è veramente un paese da cui scappare !scusate lo sfogo ma avrei anche potuto dire di peggio.Claudio ex autista Lombardia .

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  6. Quando un diritto diventa un favore...Vergogna...Soldi dei nostri sacrifici.

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  7. È veramente una vergogna. Questo di fatto è un furto a danno dei lavoratori da parte dello Stato.
    Siamo veramente la repubblica delle banane. Non solo dobbiamo aspettare 2 anni per avere ciò che abbiamo maturato, ma dobbiamo anche perderci. Tutto ciò si può definire con un termine IMMORALE.
    Quello che possiamo fare è di fare in modo che questa storia non passi nel dimenticatoio e di far girare le informazioni con tutti i mezzi.....in questo i social ci possono aiutare. Bisogna coinvolgere più persone possibili soprattutto chi ha contatti con politici, giornalisti, sindacalisti.
    A maggior ragione ora che lo scenario politico è cambiato, non dobbiamo interrompere la catena, dare massima visibilità alla vicenda. Suggerirei di coinvolgere anche programmi televisivi come Report o simili

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  8. È veramente una vergogna. Questo di fatto è un furto a danno dei lavoratori da parte dello Stato.
    Siamo veramente la repubblica delle banane. Non solo dobbiamo aspettare 2 anni per avere ciò che abbiamo maturato, ma dobbiamo anche perderci. Tutto ciò si può definire con un termine IMMORALE.
    Quello che possiamo fare è di fare in modo che questa storia non passi nel dimenticatoio e di far girare le informazioni con tutti i mezzi.....in questo i social ci possono aiutare. Bisogna coinvolgere più persone possibili soprattutto chi ha contatti con politici, giornalisti, sindacalisti.
    A maggior ragione ora che lo scenario politico è cambiato, non dobbiamo interrompere la catena, dare massima visibilità alla vicenda. Suggerirei di coinvolgere anche programmi televisivi come Report o simili

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  9. Forza. Ci dia una mano!
    Noi ce la stiamo mettendo tutta.

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