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giovedì 25 giugno 2020

Anticipo per i "Quota 100": cosa dice SLP-CISL

EROGAZIONE DELLA BUONUSCITA
ANCHE I LAVORATORI POSTALI USCITI CON “QUOTA 100”

POSSONO RICEVERE IL FINANZIAMENTO ALLA CESSAZIONE DAL SERVIZIO

Col messaggio e-mail 42 del 12 febbraio 2020 vi abbiamo comunicato, in seguito ai chiarimenti richiesti al Fondo Buonuscita, che anche i lavoratori di Poste Italiane sono considerati “dipendenti di pubbliche amministrazioni” per quanto riguarda la corresponsione della Buonuscita maturata prima del 27 febbraio 1998, ossia per i periodi antecedenti la trasformazione in Società per azioni.
Nonostante le nostre perplessità ritenemmo che, se i lavoratori postali sono equiparati ai lavoratori pubblici, devono poter usufruire, come previsto al comma 5 dall’art. 23 del D.lgs. 4/2019 coordinato con la legge di conversione n. 26 del 28 marzo 2019, della possibilità di richiedere, al momento della liquidazione della pensione con “quota 100”, di un finanziamento pari all’indennità di fine servizio maturata, nella misura massima di € 45.000 (nel caso dei lavoratori postali la cifra è nettamente inferiore), al netto degli interessi, mediante finanziamento bancario da erogare entro 75 giorni dalla cessazione dal servizio.
Con il D.P.C.M. del 15 giugno 2020 sono state definite le condizioni per accedere a detto finanziamento e le modalità per poterne usufruire, pertanto anche i colleghi pensionati di Poste Italiane potranno presentare domanda come regolamentato all’art. 6.
Il rimborso del finanziamento avverrà mediante trattenuta operata da parte degli enti finanziatori in sede di corresponsione del trattamento alla data prevista.
Da non sottovalutare è anche l’impatto positivo dell’introduzione della detassazione Irpef variabile, sulla quota di Buonuscita pagata nei mesi successivi alla cessazione dal servizio.
La tassazione della quota di Buonuscita sarà infatti ridotta dal 1,5% al 7,5%, a seconda che sia erogata dopo 12, 24, 36, 48 o 60 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Il comma 2 dell’articolo 23 del D.lgs. 4/2019 stabilisce, analogamente, che a possono usufruire di detto finanziamento anche i soggetti che accedono o hanno avuto accesso al trattamento di pensione con la c.d. “legge Fornero”.
Per ulteriori informazioni i colleghi pensionati, che intendono avvalersi di questa opportunità, possono rivolgersi alle strutture del patronato INAS.
Cordiali saluti
MAURIZIO CAMPUS
SEGRETARIO GENERALE

domenica 21 giugno 2020

Non chiediamo privilegi

IL CASO
Non chiediamo privilegi
Egregio direttore,
il 19/06/2020 ho letto la lettera di Ermanno Ricci, collaboratore SLC-CGIL BS, sul problema della Buonuscita-TFS dei postali con la quale si richiama l’attenzione sulla mancata rivalutazione di un «salario differito» maturato fino al 28/02/1998 e da allora MAI RIVALUTATO. Un trattamento subito SOLO dai postali in forza a quella data.
Nonostante l’esito negativo del ricorso alla via giudiziaria alcuni lavoratori hanno voluto coinvolgere i Parlamentari di ogni forza politica (da FdI a LeU passando per PD Forza Italia, Lega, IV e M5S) presenti in Parlamento nel corso di 3 legislature. Ne sono sortite interrogazioni, emendamenti, ordini del giorno e perfino risoluzioni parlamentari, l’ultima delle quali proposta dall’On. Lucia Codurelli - PD e sottoscritta da altri 6 Democratici - tra i quali l’allora Presidente della Commissione Lavoro della Camera On. Cesare Damiano e dall’On. Silvana Comaroli - Lega) per rivalutazione della Buonuscita.

Tutto questo successivamente al pronunciamento della Corte Costituzionale riferito da Ricci, a significare una volontà politica verso una necessaria soluzione. Ma dopo ogni elezione bisogna ricominciare da capo ogni iter.
In questa legislatura né il Governo “gialloverde”, né quello “giallorosso” hanno risposto alle interrogazioni e agli atti parlamentari depositati; hanno respinto emendamenti e accolto tre ODG che «impegnano il Governo a… compatibilmente con…» formula che dice tutto e niente ed è solo un’accennata dichiarazione di volontà che vincola moralmente chi assume quelle parole. Ma poi l’atteggiamento del Legislatore è quello di chi affronta il problema come se noi chiedessimo un privilegio e non la rivalutazione di quel «salario differito» riconosciuta a tutti i lavoratori pubblici e privati.
Lo capiscono anche i bambini che una cifra MAI RIVALUTA dal 28/2/1998 non ha lo stesso potere d’acquisto.
Quando si parla di questo dal Parlamento chiedono: «e il sindacato?» Dal Sindacato si dice: «tocca al legislatore cambiare la norma». Chi vuole trova il modo per parlarsi, chi non vuole cerca la scusa. Noi continueremo a promuovere anche il dialogo sperando che la ragione prevalga.
Zani Giuseppe 

Comitato Buonuscita PT


venerdì 19 giugno 2020

Dopo oltre 22 anni non si può certo parlare «salario differito»

Buonuscita: la lunga attesa

Gentile direttore, con l'articolo 23 del decreto legge 4 del 28 gennaio 2019 si è consumata l'ultima beffa a danno dei dipendenti della vecchia Amministrazione della Poste e dei Telegrafi, ora Azienda Poste spa. Infatti per tutti coloro che, alla data del 28 febbraio 1998, avevano maturato il diritto alla corresponsione dell'indennità di buonuscita, con il passaggio da dipendenti statali a dipendenti con ordinamento privatistico, si sono visti congelare gli importi maturati a tale titolo in quanto da quella data aveva inizio la corresponsione del Tfr. Poiché il pagamento dell'indennità di buonuscita veniva corrisposto allorché fossero trascorsi 24 mesi novanta giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, ne consegue che anche per gli ex dipendenti della vecchia Amministrazione Postale tale pagamento, fino ad ora, subiva la stessa sorte, senza corresponsione di interessi e rivalutazione monetaria a causa del «congelamento». Fino ad ora! Ma con l'introduzione del sistema previdenziale denominato «Quota 100», secondo quanto previsto dal citato articolo 23, i tempi si sono ulteriormente allungati sino ad arrivare anche a cinque anni prima che i dipendenti postali possano aver riconosciuto quanto loro dovuto. Il contenzioso che dura ormai da oltre 22 anni, ha visto sorgere diversi comitati che hanno promosso ricorsi giudiziari in quasi tutti i tribunali italiani, alcuni dei quali hanno deciso il ricorso di legittimità alla Corte Costituzionale, ma l'esito è sempre stato negativo per i lavoratori i quali, tra l'altro, hanno dovuto anche sobbarcarsi l'onere delle spese legali. A questo punto non si capisce bene che cosa rappresenti quelle cifra che viene corrisposta ai lavoratori della ex Amministrazione P.T. a distanza siderale dal diritto e dalla cessazione del rapporto di lavoro. Senza rivalutazione e interessi nonostante i 22 anni trascorsi, non si può certo parlare di «salario differito». Il congelamento, inoltre, produce alcuni paradossi quali ad esempio che un dirigente d'ufficio che ha percorso, anche attraverso concorsi, tutto l'iter della carriera, si veda corrispondere a titolo di buonuscita, la cifra corrispondente alla qualifica iniziale posseduta anche 27 anni prima! 
Ermanno Ricci COLLABORATORE SLC-CGIL BRESCIA.