Sapevamo sin dall’inizio che il percorso sarebbe stato lungo e tortuoso ma andiamo avanti, con la presentazione del ricorso in Cassazione!
Per poter adire infatti la Corte di Giustizia Europea, è necessario percorrere tutti i gradi di giudizio nazionali, laddove vi sia stata, di volta in volta, una sentenza a noi negativa, come purtroppo verificatosi nel nostro caso. Ma non demordiamo e d’intesa con il nostro Studio Legale, ci stiamo adoperando per far funzionare al meglio la nostra macchina organizzativa, costituita da pochi volontari, al fine di precorrere quanto più possibile i tempi per la definizione delle nostre istanze.
Come di consueto, vi terremo aggiornati perché un nostro eventuale successo spianerà la strada della giustizia a tutti i nostri ex colleghi P.T.!
STUDIO
LEGALE
Egregi ricorrenti,
come anticipato, è stata
pubblicata la nostra sentenza d’Appello che ha sostanzialmente confermato la
sentenza di primo grado. Si tratta di una sentenza brevissima, il cui contenuto
- tolta l’epigrafe e le conclusioni - si riduce ad appena due paginette. Il
contenuto della sentenza è davvero insoddisfacente.
Il
nostro atto di appello aveva contestato in maniera chiara e precisa le carenze
argomentative contenute nella sentenza di primo grado, insistendo sul fatto che
il Vostro caso
deve essere valutato sotto il profilo della compatibilità al diritto UE,
in quanto la
Corte di Giustizia Europea accoglie una
concezione molto più ampia del trasferimento d’azienda, estesa a QUALSIASI MODIFICAZIONE SOGGETTIVA DEL
DATORE DI LAVORO, e non esclusivamente quando vi sia una cessione
dell’azienda, a titolo oneroso, da un soggetto A ad un soggetto B, ma riconosce sempre il trasferimento d'azienda quando
vi sia un cambio della titolarità
dell’azienda, anche se ciò derivi da un atto autoritativo dell’Autorità, come nelle privatizzazioni.
Sapevamo che difficilmente
il Tribunale e la Corte d’Appello avrebbero contraddetto la decisione negativa
della Corte Costituzionale, perciò sin dall’inizio il nostro obiettivo principale è stato quello di tornare
innanzi alla Corte di Cassazione, insistendo per ottenere un rinvio alla Corte di Giustizia, anche perché per adire le Corti Europee bisogna
aver prima esperito tutti gli strumenti
giurisdizionali nazionali. Ebbene, adesso manca soltanto la Corte di Cassazione ed è fondamentale che il gruppo
rimanga unito e si presenti coeso dinnanzi alla
Suprema Corte impugnando questa decisione d’appello e insistendo per il rinvio
pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea.
Sin dall'inizio abbiamo
detto che bisognava percorrere questa strada in ragione del fatto che la Corte di
Giustizia, nel caso Collino e Chiappero
c/ TELECOM spa ha deciso favorevolmente
una questione identica alla vostra, dopo che -anche in quel caso- sia la Cassazione che i primi due giudici interni
(tribunale e appello) avevano bocciato il loro ricorso. Collino e
Chiappero c/ TELECOM è arrivata alla Corte di Giustizia e lì i
lavoratori hanno ottenuto quella giustizia
che nei giudizi nazionali non gli era stata riconosciuta. Considerate
che è stata la medesima legge a privatizzare sia l'ente Poste e
Telecomunicazioni, sia l'ente pubblico ASST, trasformato in IRITEL spa, dove
erano stati trasferiti i sigg. Collino e Chiappero. Dunque, non si spiega il
motivo della diversità di trattamento.
La Cassazione ha sempre
affermato che nelle privatizzazioni, mancando un venditore ed un compratore, non poteva trattarsi di un trasferimento
d'azienda, ma di unicità del rapporto
lavorativo. Tuttavia, LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA HA SMENTITO CIO’, AFFERMANDO CHE VI È TRASFERIMENTO D'AZIENDA TUTTE
LE VOLTE CHE C’E’ UN CAMBIAMENTO DELLA
TITOLARITÀ DELL'AZIENDA, IN QUALSIASI MODO CIO’
AVVENGA, E, DUNQUE, ANCHE PER EFFETTO DI UN PROVVEDIMENTO DI LEGGE O DELL'AUTORITÀ, COME, APPUNTO, IN CASO DI
PRIVATIZZAZIONE.
Peraltro la Cassazione in
molti casi ha correttamente applicato i principi sanciti dalla Corte di
Giustizia, come, ad esempio, nelle seguenti decisioni:
- Cass. 10/3/2009 n. 5708, Pres. Sciarelli
Est. Curcuruto:
“L’art. 2112 c.c., nel testo modificato dalla L. n. 428 del 1990, n. 47, che ha
recepito la direttiva comunitaria 77/187/Cee (successivamente modificato dal
D.Lgs. n. 18 del 2001, art. 1), in applicazione del canone dell’interpretazione
adeguatrice della norma di diritto nazionale alla norma di diritto comunitario,
e in considerazione dell’orientamento espresso dalla Corte di Giustizia delle
Comunità Europee con le sentenze 25 gennaio 2001, C-172/99, 26 settembre 2000,
C-175/99 e 14 settembre 2000, C-343/98, deve
ritenersi applicabile anche nei casi in cui il trasferimento dell’azienda non
derivi dall’esistenza di un contratto tra cedente e cessionario, ma sia
riconducibile a un atto autoritativo della pubblica amministrazione, con
conseguente diritto dei dipendenti dell’impresa cedente alla continuazione del
rapporto di lavoro subordinato con l’impresa subentrante, purché si accerti
l’esistenza di una cessione di elementi materiali significativi tra le due
imprese”.
- Cass.
9/1/2008 n. 199, Pres. La Terza: “Nel caso di mutamento della titolarità della concessione per
atto autoritativo della Pubblica Amministrazione, è configurabile un
trasferimento d’azienda ai sensi dell’art. 2112 c.c. qualora il complesso dei
beni aziendali, nel passaggio di titolarità, resti immutato nella sua struttura
organizzativa e nell’attitudine all’esercizio dell’impresa”.
- Corte
app. Roma 15/6/2006, Pres. Sorace Rel. Franchini: Anche nell’ipotesi di modifica della
figura imprenditoriale da ditta individuale in Società in Nome Collettivo
(operata attraverso cessione), sussiste il trasferimento d’azienda, poiché, qualunque sia la forma giuridica con cui si
attui il mutamento, vi è mutamento del titolare anche laddove rimangano
inalterati struttura e fini dell’azienda”.
Voi prima eravate dipendenti di un Ente
pubblico economico appartenente al Ministero delle Comunicazioni
e poi siete stati trasferiti alle dipendenze di una S.p.a. appartenente al Ministero del Tesoro e alla Cassa
Depositi e Prestiti. Si tratta, chiaramente, di
un cambio della titolarità dell’azienda, e dunque di un trasferimento d'azienda
nell'accezione ampia accolta dalla Corte di
Giustizia Europea.
È fondamentale continuare il percorso che abbiamo avviato alcuni anni fa,
IMPUGNANDO
QUESTA ERRATA SENTENZA DINNANZI ALLA CORTE DI CASSAZIONE. Essendo un giudice
di ultima istanza dello stato membro, la Cassazione
è obbligata a trasmettere gli atti alla
C.G.U.E., in caso di dubbio o di non manifesta infondatezza della violazione della norma UE. Ove ciò non avvenga può configurarsi la responsabilità dello Stato per denegata giustizia.
Dopo una prima riunione
telematica con i referenti del comitato abbiamo deciso di partire immediatamente con la raccolta delle nuove procure speciali per
presentare il ricorso innanzi alla Corte di
Cassazione. Abbiamo tempo, però dobbiamo comunque procedere molto
rapidamente perché siamo in tanti e perché il ricorso in Cassazione richiede un
lavoro lungo e molto complesso. Considerate che in Cassazione esistono
tantissime formalità da rispettare che, se violate, possono portare ad una
dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Occorre dunque muoversi
rapidamente e con la massima attenzione.
Per quanto concerne la
quota di adesione al ricorso tenete presente che solitamente un ricorso in
Cassazione costa all’incirca il triplo del primo grado e il doppio
dell’appello. Il solo contributo unificato, per esempio, che in primo grado
costa 259 euro e in appello 388,50 euro, in Cassazione costa 1036,00 euro. Lo
stesso vale per le nostre tariffe professionali, che sono liberamente
consultabili in internet; tuttavia, al fine di venire incontro alle esigenze e alle
disponibilità economiche di tutti abbiamo
deciso di mantenere la quota all’incirca identica a quella dei primi due gradi che era già estremamente favorevole.
La quota di adesione, pertanto, è fissata in euro 100,00 a partecipante,
comprensiva di tutto, anche del C.U., sino alla fine della causa. Inoltre,
sempre per agevolarvi il più possibile abbiamo deciso, assieme ai referenti del
comitato, che non dovrete sopportare nessuna ulteriore spesa neppure per qualsiasi rinvio e/o ricorso innanzi alle Corti
Europee.
Abbiamo mantenuto la quota oggettivamente bassa ed accessibile a tutti in modo da mantenere il gruppo unito e coeso in quest’ultimo step che ci eravamo prefissati -
come necessario - sin dal principio. È
importante che giunga l’adesione di tutti, anche per non arrivare in Cassazione
mostrando segni di debolezza, come se alcuni avessero implicitamente “accettato” questa sentenza che ancora una volta
non tutela minimamente i vostri diritti evidentemente
calpestati dallo Stato italiano. Per questo è ora fondamentale rimanere uniti!
Per quanto
riguarda le tempistiche, non
possiamo garantirvi nulla. In media il
giudizio in Cassazione dovrebbe concludersi in circa due anni, però, inutile
dirlo, i tempi della giustizia civile sono molto volubili. Il covid, per
esempio, ha rallentato tantissimo il nostro appello. Adesso, però, con i fondi
del PNRR il Ministero della Giustizia si è impegnato a velocizzare tantissimo i
processi ponendosi in linea con le durate medie europee. Confidiamo in questo.
IMPORTANTE
A noi interessa unicamente che sia
accertata la violazione della Direttiva UE che salvaguarda
i diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda. La violazione è
stata commessa solo dallo Stato italiano e non
da Poste Italiane, che ne ha solo beneficiato. Il ricorso in Cassazione,
pertanto, sarà proposto unicamente nei confronti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che rappresenta lo Stato
italiano, e non anche nei confronti di
Poste italiane. Ciò vi pone al riparo da qualsiasi problematica potreste incontrare, compreso il discorso degli
accordi per il prepensionamento.
Per qualsiasi richiesta di
chiarimento, il comitato si è reso disponibile a raccogliere eventuali quesiti
da sottoporci e, eventualmente, ad organizzare incontri telematici.
Attendiamo un riscontro e, nel frattempo,
Vi porgiamo un caro saluto.
Studio Legale
Gallone & Urso
00192
Roma Viale Giulio Cesare 51/A -
Tel/Fax 06.68.80.62.75 - 347.0704016 -
339.5735545