Uno che non molla mai.
A Cisterna e a Latina non
può passare un politico di rilievo senza che Angelo gli ricordi la vicenda
della Buonuscita-TFS dei postali maturata al 28/02/1998 e da allora mai
rivalutata. Questo nonostante abbia notevoli problemi fisici e familiari.
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A Durigon
(Lega), allora sottosegretario al Ministero del Lavoro, il 18/02/2019 regalò
una maglietta-ricordo pluri XL con la scritta: «RIVALUTARE la Buonuscita (TFS) dei postali
BLOCCATA dal 28/02/1998». Insieme al “gadget” (pagato di tasca
propria), Angelo gli consegnò una lettera con la richiesta di incontro
sull’argomento. NESSUNA
RISPOSTA.
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Sempre a Durigon il 04/08/2021 consegnò una lettera del nostro Comitato con
la richiesta di incontro (reiterata al MEF dove era sottosegretario): NESSUNA RISPOSTA
né da sottosegretario né da parlamentare componente della commissione Lavoro
della Camera.
In questi giorni di
campagna elettorale si è armato di pazienza e ha consegnato ai seguenti
personaggi politici la lettera che il nostro Comitato ha redatto con la
richiesta di incontro.
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Il 24/09/2021 a Giuseppe Conte, tramite il candidato sindaco del M5s, la stessa che
a Trieste il candidato consigliere Barburini ha consegnato il 17/09/2021 alla
Vice Ministro MEF Castelli con la
richiesta di incontro reiterata via e-mail al MEF il 20: TUTTO VANO, nonostante avesse
promesso almeno una telefonata.
- Il 25/09/2021 consegna nella mani dell’eurodeputato Rinaldi (Lega) 2 lettere del nostro Comitato (una per lui ed una per Salvini) con la richiesta di incontro. NESSUN ESITO, nonostante il «Si può fare».
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Oggi tocca a Brunetta, Ministro della Pubblica Amministrazione, e arriverà il
turno della Meloni.
Angelo
non è l’unico ad agire nel proprio territorio, ma è l’unico che lo fa con la
metodica continuità di chi è pienamente cosciente della grave ingiustizia
subita dai postali. Non ha “timori reverenziali” nel chiedere giustizia e coerenza
a chi parla di “giustizia” e/o “nessuno resterà indietro”.
Quanto
all’esito di queste richieste di incontro, ciascuno tiri le proprie
conclusioni.
Gli improperi detti tra di noi e online non servono. Servono maggiori
disponibilità personali con politici e giornalisti.
Insomma…
servono più
persone come Angelo.
Nel frattempo… Nell’udienza di domani a Roma la Corte D’Appello deciderà sulla nostra richiesta di inviare gli atti alla Corte di Giustizia Europea.
Buonuscita-TFS dei dipendenti
postali non rivalutata dal 28-02-1998
La
Buonuscita, spettante invece per il periodo antecedente, quello cioè “pubblico”
- dalla data di assunzione di ciascun dipendente e sino a quella del 28/02/1998
- è stata invece “Congelata”; in
poche parole, viene erogata anch’essa al termine del rapporto di lavoro con
Poste Spa – ad essere precisi, a partire dal 2011 due anni dopo - senza tuttavia alcuna forma di
riconoscimento di rivalutazione monetaria o interesse.
Tra chi è
transitato dal regime di diritto “pubblico” a quello “privato”, quella dei postali è l’unica categoria cui
non è stato riconosciuto il diritto alla rivalutazione. Ad esempio, la
Buonuscita dei ferrovieri, è stata regolarmente “travasata” nel loro nuovo TFR,eppure
la privatizzazione è stata decisa con la stessa legge.
Il
contenzioso giudiziario ha portato ad un esito a noi avverso, con 3 sentenze
della Cassazione e 2 pronunciamenti della Corte Costituzionale che, in pratica,
sanciscono che “va bene così”.
Ma l’ingiustizia subita dai lavoratori postali è evidente
ed innegabile!
Il fatto
che in passato la Corte Costituzionale abbia affermato che l’art. 53, co. 6,
della L. n. 449 del 1997 non sia contrario agli artt. 3, 36 e 38 della
Costituzione, non significa che la norma sia giusta. Infatti, il Legislatore
italiano ha sempre salvaguardato il potere d’acquisto dell’intero trattamento
retributivo differito, connesso all’anzianità, di tutti i lavoratori
interessati dalle riforme. ECCETTO CHE PER I LAVORATORI POSTALI.
La norma
sarà anche legittima e costituzionale ma, secondo il diritto naturale, è SENZA
OMBRA DI DUBBIO NON GIUSTA: le conseguenze della trasformazione coattiva del
rapporto di lavoro – da pubblico a privato - ricadono ingiustamente sui bilanci
dei dipendenti di poste e delle loro famiglie.
Al di là
dei contorsionismi interpretativi di legge, è chiaro a chiunque che un importo
calcolato al 28 febbraio 1998 non ha lo stesso valore tanti anni dopo. E più
passa il tempo, minore è il potere di acquisto di quella identica, “immobile”,
somma accantonata quale Buonuscita-TFS.
In ogni
legislatura sono state presentate interrogazioni parlamentari, che
chiedono conto di questa stortura, e presentati emendamenti alle Leggi
di Bilancio.
Nel corso
del tempo sono state approvate 2
risoluzioni parlamentari:
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la prima 7-00707 (poi 8/00153) il 24/01/2006;
-
la seconda,
del 6/11/2012 è la risoluzione
n. 7-00635 firmata dagli Onorevoli Codurelli,
Damiano, Boccuzzi, Rampi, Berretta, Schirru, Madia e Comaroli .
Ci si arrivò dopo l’audizione delle Organizzazioni Sindacali il 31/5/2012, successiva ai pronunciamenti delle Corti.
Con
l’approvazione di quest’ultima - che teneva conto delle valutazioni tecniche
presentate dal Dr. Michele Martone, Vice Ministro al Lavoro nel Governo
Monti - si impegnava il Governo «ad
intervenire con adeguate quanto
repentine iniziative, anche di natura normativa, al fine di individuare una
soluzione che consenta ai lavoratori di Poste spa di usufruire di un costante
aggiornamento del valore dell'indennità di buonuscita, nonché per consentire il
diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in
costanza del rapporto di lavoro…»
Impegno
importante non onorato a causa della chiusura anticipata della legislatura.
A nulla è
valso il richiamo alla Prof.ssa Fornero e al Dott. Martone con lettera del
10-4-2013 con la quale l’ormai ex On. Lucia Codurelli richiamava al rispetto di
quell’impegno, ribadito il 25-5-2013 anche al nuovo Ministro del Lavoro, Prof.
Giovannini, al suo vice, On. Cecilia Guerra e al Sottosegretario On. Carlo
Dell’Aringa.
A partire
dal Ministro Giovannini (Governo
Letta) ad ogni interrogazione sulla mancata attuazione della risoluzione 7-00635 (poi 8/00208) del 6/11/2012, il Governo ha risposto: «… i vincoli posti dall'attuale quadro
finanziario di riferimento non hanno
sinora consentito al Governo di introdurre modifiche all'attuale disciplina
in materia di buonuscita, sì da poter dare attuazione all'impegno sopracitato…». Parole che, con quel “sinora”, pur tra le
difficoltà del quadro finanziario, lasciano
trasparire una chiara volontà politica favorevole ad una risoluzione
positiva.
I
numeri? Sono stati resi noti dalla risposta della Sottosegr. Franca Biondelli
all’interrogazione dell’on. Walter Rizzetto nella scorsa legislatura.
«… i lavoratori postali
cessati dal servizio, a cui è già stata liquidata l'indennità di buonuscita dal
1998 ad oggi, sono 142.847; i
lavoratori postali tuttora in servizio, per i quali deve ancora maturare il
diritto all'indennità di buonuscita, sono 76.754;
l'ammontare complessivo della rivalutazione monetaria e degli interessi
eventualmente riconoscibili a tutti i soggetti interessati, sia cessati che
ancora in servizio, è pari a 907.261.000
euro; l'ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere
liquidate nel corso dei prossimi anni (e, in particolare, per il periodo dal
2017 al 2040) è pari a 939.972.000
euro.
Sappiamo
che la somma spaventa a prescindere, ma una “rateizzazione” nel tempo
supererebbe sia l’improponibile “Tutto e
subito”, sia l’inaccettabile “Niente
e per sempre”.
Il 17/01/2019 abbiamo incontrato la Sen. Nunzia Catalfo, allora
Presidente della Commissione Lavoro, presente il Dr. Forlivesi, che pareva
essersi presa a cuore la nostra questione, ma che da Ministro del Lavoro non abbiamo
più potuto contattare. Prima di lei tentammo inutilmente di incontrare il
Ministro Di Maio.
In Via Fornovo, il 13/9/2018 abbiamo incontrato il Dottor Fontana
(capo segreteria di Durigon, sottosegretario al Lavoro). Da allora, la promessa
di risentirci ed i numerosi solleciti, scritti e telefonici, sono stati vani.
Per noi
questa è una “truffa” ancora più grave dei “truffati dalle banche”
(su cui il governo Conte 1 ha ritenuto giusto intervenire) perché nel nostro
caso è “colpa” dello Stato.
Per
inciso. Se la Buonuscita fosse stata liquidata allora, anche l’imponibile fiscale sarebbe stato
minore (c’erano maggiori riduzioni) e l’aliquota era al 18,5% (ora al 23).
Non chiediamo un privilegio. Se per il periodo “pubblico” siamo parificati
ai dipendenti pubblici nei tempi di erogazione del TFS, perché questo non vale
anche la sua rivalutazione?
Problemi
di Bilancio ci saranno sempre: ciò che conta è l’effettiva volontà di correre
ai ripari.
In
questi anni ci hanno sempre detto che – pur volendo - i soldi non c’erano e i
motivi erano forti: terremoti, alluvioni, crisi mondiali, crisi bancarie, crisi
aziendali, ecc., ma - contemporaneamente - questo non ha impedito scelte
onerose per altre spese “voluttuarie” o “politiche” o “colpi di spugna” come
nel 2014 per il rientro dei capitali dall’estero; 2016 “rottamazione delle
cartelle”; 2017 “rottamazione bis”; 2019 “rottamazione ter” 2021 “rottamazione
cartelle fino a 5.000 €uro.
Il tutto
mentre per noi cittadini e contribuenti corretti non si riesce a trovare una
soluzione che ci parifichi a tutti gli altri lavoratori, sia pubblici, sia
privati.
Crediamo
che una parola data è credibile solo se mantenuta e che per amore di giustizia,
una soluzione (“rateizzata” o con altre modalità) si possa e si debba trovare. Se non si manifesta la precisa volontà
di passare effettivamente dalle parole alle azioni, i soldi per noi non ci
saranno mai!
Grazie.
per Comitato Buonuscita PT
(…)