La Buonuscita dei dipendenti postali
Solo per i dipendenti postali è bloccata al 28/02/1998 senza alcuna forma di rivalutazione. Il Comitato chiede che se ne riparli.
La Buonuscita dei dipendenti postali è una questione irrisolta che riguarda almeno 180.000 persone che erano dipendenti postali al 28 febbraio 1998.
Dal 1 marzo 1998 il rapporto di lavoro passò, senza soluzione di continuità, da un regime “pubblico” ad uno “privato”.
Per il periodo “pubblico” maturarono una liquidazione (Buonuscita) che non fu erogata, né fu inglobata nel nuovo TFR in maturazione dal 1 marzo 1998: semplicemente fu "congelata".
I dipendenti postali vengono in possesso di quella cifra, senza alcuna forma di rivalutazione o interesse, solo due anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro con Poste.
La fonte normativa sta nella legge finanziaria - art. 53, comma 6, lettera a), della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica).
Per cercar di riparare questo ingiusto trattamento, riservato solo ai dipendenti postali, in questi anni sono state percorse 2 strade: quella giudiziaria e quella politica.
La prima ha prodotto diverse sentenze, ma quelle favorevoli ai lavoratori sono state cancellate in Cassazione.
Anche la Corte Costituzionale ha dichiarato la non incostituzionalità della norma e della sua interpretazione nel senso della non rivalutazione pur in mancanza della liquidazione.
La strada della politica ha prodotto diverse interrogazioni ed altre azioni nel tentativo di arrivare ad una “esatta interpretazione” della norma che potesse dare anche ai dipendenti postali lo stesso trattamento di coloro che sono transitati da un regime “pubblico” ad uno “privato”. Lavoro che si azzera ad ogni cambio di governo anche all’interno di una stessa legislatura. In questa 17^ legislatura ci sono 4 interrogazioni PD e 2 del M5stelle alla Camera e 1 di AP al Senato.
Al di là dei contorsionismi interpretativi è chiaro a chiunque che un importo calcolato al 28 febbraio 1998 non ha lo stesso valore a distanza di 18 anni.
Ricordiamo che:
1) il lavoratore è stato solo oggetto di queste trasformazioni (non ha avuto alcuna parte attiva);
2) l’importo liquidato al lavoratore (la somma dei due tronconi di calcolo applicati: periodo Buonuscita + periodo TFR) è inferiore sia a quello che sarebbe stato calcolato sia usando esclusivamente le regole della Buonuscita, sia usando esclusivamente le regole del TFR;
3) più si va avanti nel tempo, più questa forbice si allarga.
La Buonuscita dei dipendenti postali deve essere rivalutata Tra le Organizzazioni Sindacali dei postali c'è una generica disponibilità di SLP-CISL ed una più decisa volontà della UILposte che in risposta ad una richiesta del Comitato, il 6-6-2016 ha dichiarato: «Appare evidente, infatti, che la mancata rivalutazione delle indennità di buonuscita, ferme ai valori del 1998, comporta nei fatti la sottrazione di una consistente parte del salario differito maturato dai lavoratori. Inoltre i recenti interventi legislativi in tema di pensioni e quelli riguardanti il differimento del pagamento delle indennità di buonuscita per i lavoratori del pubblico impiego, procrastinando il momento della liquidazione, hanno ulteriormente danneggiato i lavoratori di poste italiane le cui indennità saranno erogate nei valori maturati nel febbraio del 1998».
FONTE
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