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giovedì 18 aprile 2019

Per la Corte è Costituzionale...

La Corte Costituzionale boccia il ricorso della signora Lia contro il pagamento differito del tfr per gli statali

Ma resta uno spiraglio per i pensionati che hanno raggiunto i limiti di età e servizio. Se fosse arrivato l'ok della Consulta un impatto di 9 miliardi per lo Stato


Huffington Post - 17 aprile 2019

La Corte costituzionale si è riunita oggi in camera di consiglio per discutere le questioni sollevate dal Tribunale di Roma sulla legittimità della normativa riguardante il pagamento differito e rateale delle indennità di fine servizio dei dipendenti pubblici.

In attesa del deposito della sentenza, l'Ufficio stampa della Corte fa sapere che al termine della discussione le questioni sono state dichiarate infondate ma con esclusivo riferimento al caso di una lavoratrice in pensione per ragioni diverse dal raggiungimento dei limiti massimi di età o di servizio. In questa ipotesi, la Corte ha ritenuto non irragionevole il regime restrittivo introdotto dal legislatore, che prevede la liquidazione delle indennità nel termine di 24 mesi e il pagamento in rate annuali.

Restano quindi impregiudicate le questioni sul pagamento delle indennità nel termine di 12 mesi, e sulle relative rateizzazioni, per i pensionati che hanno raggiunto i limiti massimi di età o di servizio.

"Nella relazione dell'Inps è stato evidenziato come l'impatto di un'eventuale sentenza favorevole, di accoglimento del ricorso" per un riconoscimento immediato del Tfr ai dipendenti pubblici, "avrebbe un costo di 9 miliardi per il primo anno", ha affermato l'avvocato Antonio Mirra prima della decisione della Corte Costituzionale, dopo essere intervenuto all'udienza per conto del sindacato Confsal Unsa e della ricorrente Amelia Capilli.

"Questo sarebbe il costo necessario per la corresponsione pronta del Tfr agli statali", "considerando le liquidazioni maturate da questo momento in poi e dei ratei ancora non corrisposti relativi alle liquidazioni già maturate negli scorsi anni", ha spiegato l'avvocato Mirra. "Basti pensare - aggiunge - che la ricorrente che ha dato origine alla questione è stata collocata in quiescenza nel 2016 e percepirà l'ultimo rateo della sua liquidazione a settembre del 2020".

Quanto, ha proseguito, "alla misura del governo" di anticipo del Tfr fino a 45 mila euro, secondo Mirra "non è una soluzione perché impone al lavoratore che vuole immediatamente la liquidazione di pagarsi gli interessi su questo importo". Mirra ha inoltre riferito come per l'avvocatura generale dello Stato il differimento del Tfr sia "legittimo perché non priva il lavoratore della pensione", configurandosi come "un sacrificio compatibile per il contenimento del bilancio dell'Inps".

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