Questa e-mail è una riproposizione di pochi giorni fa, non avendo mai ricevuto riscontro alle precedenti.
Cordiali saluti
A: <matteo@governo.it>
Ogg: I: Buonuscita dipendenti Poste Italiane.
Data: 12-mag-2016
Ripropongo l'allegata nota, auspicando una risposta che, da cittadino italiano che paga tutte le tasse che ci sono e non ci sono, ritengo mi sia dovuta, qualunque essa sia, anche se me la immagino negativa. E non certo nel merito, ma solo perché non ci sono soldi. Per noi......
E se è stato giusto andare avanti per legiferare sui diritti civili, a prescindere da qualche "vendetta" minacciata in termini elettorali o in tempi di prossimo referendum, ritengo sia altrettanto giusto rendere GIUSTIZIA ai dipendenti di poste che, categoria unica in Italia - ha la Buonuscita NON rivalutata dal 1998!!!!!!!!!
Il silenzio non è da Capo di un Governo.
Io aspetto.
Grazie
Claudio Aliberti.
Il testo dell'allegato
18
anni e 18 giorni
La
buonuscita dei dipendenti postali è bloccata - senza rivalutazione - dal 28
febbraio 1998.
Al
sig. Capo del Governo,
da lavoratore e da cittadino italiano
chiedo di conoscere la posizione del Governo riguardo alla grave ingiustizia
che da oltre 18 anni si sta perpetrando a danno dei dipendenti postali.
In breve, la storia è questa:
·
Si
chiama Buonuscita la cosiddetta “liquidazione” (trattamento di quiescenza) dei
dipendenti pubblici, TFR per i privati. I dipendenti postali coinvolti sono
circa 180.000.
·
Fino
al 28-02-1998 Poste rimane pubblica (prima statale e successivamente Ente
Pubblico Economico) e poi diventa una SPA (regime privatistico). Lo decide la
legge finanziaria per il 1998 - Art 53 della
Legge 27 dicembre 1997, n. 449.
·
L’ordinamento
contrattuale si adegua. I dipendenti transitano da un regime all’altro senza che ci sia una cessazione del
rapporto di lavoro: sono oggetto e non soggetto delle decisioni.
·
Per
effetto di questa continuità, la Buonuscita non viene liquidata al lavoratore, ma neppure viene inglobata nel
nuovo TFR in maturazione dal 1 marzo 1998.
·
Rimane
invece “cristallizzata” fino alla risoluzione
del rapporto di lavoro con Poste SPA e il lavoratore potrà percepirla solo dopo
2 anni. - DL 13 agosto 2011, n. 138 - Governo Berlusconi.
·
Il
tutto SENZA INTERESSI, SENZA ALCUNA
FORMA DI RIVALUTAZIONE monetaria.
·
Tra
chi è transitato dal “pubblico” al “privato”, questo “trattamento di favore” è
stato riservato solo ai dipendenti di
Poste. Non è stato così, ad esempio, per i ferrovieri.
·
Penso
sia sufficientemente chiaro a chiunque che un importo corrispondente, poniamo,
a 10.000
€uro del 1998 NON HA LO STESSO
POTERE D’ACQUISTO DOPO 18 ANNI.
·
Lo
capiscono tutti, tranne il legislatore, la Cassazione e la Corte Costituzionale
che ritengono corretto questo trattamento discriminante e discriminatorio nei
riguardi di una sola categoria di lavoratori.
·
Qualcuno
potrebbe pensare che siamo dei mitomani, che non la stiamo raccontando giusta,
ma siamo in Italia ed è tutto purtroppo vero, semplicemente ed
incomprensibilmente vero.
·
Lo
testimoniano anche le numerose interrogazioni parlamentari presentate in questi
anni da parlamentari di maggioranza e di opposizione, reiterate ad ogni cambio
di Ministro e puntualmente decadute ad ogni fine di legislatura.
·
Il
24-1-2006
(XIV legislatura) e il 6-11-2012
(XVI legislatura) sono state approvate risoluzioni in Commissione Lavoro che
impegnavano il Governo a risolvere questa questione, oggetto di numerosi
contenziosi giudiziari, ma la fine della legislatura…
·
Nell’attuale
XVII legislatura sono state presentate altre interrogazioni.
·
A
quella dell’on Berretta (PD) il Governo, Comprendendo la ratio
dell’interrogazione, molto superficialmente dice che non ci sono i soldi. "Si osserva al riguardo che, pur
volendo tenere nella più adeguata considerazione tali istanze, il loro pieno
accoglimento comporterebbe, unitamente alla modifica dell'attuale disciplina in
materia di buonuscita, l'allocazione di ingenti risorse finanziarie, la cui
possibilità di reperimento deve essere valutata alla luce dell'attuale quadro
congiunturale”. Affermazione non sostenuta da alcuna quantificazione. Cioè:
“servono soldi che non abbiamo”. Senza sapere, però, quanti.
·
Ma quei soldi sono
nostri!
Più è grossa la cifra, più è grande
il danno che stiamo subendo. Ma poi… neanche un accenno ad un tentativo
di proporre una soluzione “intermedia”, di compromesso, di buona volontà…...
·
Forse la norma sarà
legittima e costituzionale, ma sicuramente INGIUSTA. La decisione di
cambiare la forma del rapporto di lavoro non è stata nostra. Se fossi stato solo
dipendente pubblico o solo dipendente privato avrei ricevuto un certo importo a
titolo di liquidazione: perché la somma dei due tronconi non si avvicina
neanche lontanamente?
Non è perché non ci sono soldi in cassa, un
intero esercito di lavoratori deve essere discriminato: una onesta gestione e
amministrazione della “res publica” eviterebbe corruzioni, collusioni, evasione
fiscale, vitalizi, pensioni d’oro e stipendi stratosferici agli amministratori
pubblici per rendere giustizia all’intero popolo della nazione, in senso
generale.
Quale che sia, spero in un riscontro, anche
e solo per sapere cosa ne pensa al riguardo il Capo del Governo.
Distinti saluti
Mirano
01/05/2016 Claudio
Aliberti
Originale
firmato