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martedì 21 giugno 2016

La Buonuscita e la UILposte

Nei giorni scorsi abbiamo scritto alla UILposte nazionale

La UILposte Roma e Lazio la pubblicizza e commenta 


venerdì 17 giugno 2016

martedì 14 giugno 2016

31 maggio 2012: la CGIL diceva...

Riportiamo, per conoscenza, la Memoria SLC-CGIL in occasione dell'audizione del 31 maggio 2012 sulla risoluzione 7-00635 Codurelli (PD), riguardante l'indennità di buonuscita dei dipendenti di Poste Italiane S.p.A.




Le prime firme

Le raccomandate
Arrivano le raccomandate
In marzo avevamo scritto un documento da inviare al Presidente della Commissione lavoro della Camera, On. Cesare Damiano per chiedere che sia riaperta la discussione per dare seguito agli impegni assunti dal Governo nella scorsa legislatura con la risoluzione 7-00635 del 2012 e trovare una soluzione accettabile e condivisa al problema della mancata rivalutazione della Buonuscita SOLO per i dipendenti ed e dipendenti postali.
La suddetta risoluzione aveva accolto le valutazioni tecniche del Governo ed il Governo stesso si era impegnato ad assumere, entro il 31 gennaio 2013, ogni utile iniziativa che consentisse di conoscere la consistenza del patrimonio immobiliare di cui il suddetto fondo è dotato e la relativa destinazione d’uso ed inoltre, ad adottare misure che consentano a questi ultimi di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza di rapporto di lavoro.

Le firme che stanno giungendo con le prime lettere e raccomandate contribuiranno a rendere più visibile la necessità di riprendere quel filo interrotto dalla fine anticipata della legislatura.
Per noi, che non siamo un'Organizzazione politica o sindacale, è uno sforzo non da poco, ma ci siamo provando.
Le conteremo e diremo quanti hanno sottoscritto questo documento che faremo proseguire.
Per ora ringraziamo chi si è dato da fare.
Ad esempio Barbara Samero, che in una raccomandata ci ha fatto giungere 281 firme da Trieste. Solo io ho raccolto qui un sacco di firme: c'era chi cadeva dalle nuvole e chi, demoralizzato, rispondeva "ma tanto hanno già cercato di fare e non è successo niente", eppure non si è data per vinta, non senza averci provato.
Finora il Triveneto sembra essere più reattivo di altri territori, ma vogliamo ringraziare l'impegno anche di chi ci ha mandato lettere con le poche firme di colleghi ed ex dipendenti postali o si è attivato in altro modo.
Qualcuno ha saputo in ritardo di questa nostra iniziativa e sta raccogliendo ora le firme che però devono giungere quanto prima.

Nel frattempo speriamo aumentino anche le adesioni al Comitato che restano nettamente inferiori a chi ci legge su Facebook.

lunedì 13 giugno 2016

Quanti mesi dopo?

Facciamoci sentire in questa discussione... Si parla di portare da 24 a 48 mesi  l'erogazione della buonuscita.
Per noi è già a 216. Possiamo dire la nostra!?
I COSTI DELLA CASTA
Buonuscita anche dopo 48 mesi 12/06/2016
La «buonuscita» oltre i 50 mila euro è erogata in 3 tranche. Per chiudere i conti con lo Stato bisogna aspettare i 70 anni  C’è chi, qualche privilegiato in Parlamento, la sua buonuscita (l’indennità che si percepisce alla fine della vita lavorativa) se la gode in tempi record, a volte anche prima ancora di averla maturata, e chi, povero mortale, aspetta anche quattro anni per entrare in possesso del suo gruzzoletto. Ebbene questo secondo caso riguarda tutti gli statali italiani che quando l’importo della liquidazione supera i 50 mila euro, ottengono le loro spettanze in due o anche tre tranche. Considerato lo stato delle finanze pubbliche la dilazione, sebbene non gradita, ha in via di principio una sua motivazione economica. Ma quattro anni di attesa appaiono, anche al cittadino più rispettoso delle leggi, un tempo eccessivamente troppo lungo per ottenere il soddisfacimento di un diritto. E invece, a dispetto del buonsenso, accade proprio questo.
Tempi biblici I soldi a 70 anni
Se lo statale lascia anticipatamente il posto rispetto ai requisiti della pensione di vecchiaia, per dimissioni volontarie ad esempio, la prima tranche del “bottino” viene erogata ben 24 mesi dopo l’uscita. Solo dopo due anni, insomma, il fortunato e «ricco» lavoratore pubblico ottiene i primi soldi e cioè i primi 50 mila euro. Ma non è finita. Sì, perché se l’importo supera questa soglia la seconda rata viene pagata dopo un anno dalla prima erogazione (e si arriva così tre anni). Infine se per sua fortuna il lavoratore ha fatto carriera ed è riuscito a raggiungere un reddito elevato, e dunque ha maturato un’indennità che supera i 100 mila euro, per avere la quota residua devono passare altri 365 giorni dalla seconda erogazione. Insomma uno statale che si dimette, o esce dall’ufficio prima della scadenza naturale del suo rapporto, per chiudere i conti con lo Stato deve attendere quasi un lustro. Questo è il caso peggiore. Ma anche per chi arriva al ritiro dal posto avendo maturato l’età anagrafica chiesta dalla legge (e cioè i 66 anni e 7 mesi) le gioie sono poche. In questo caso, infatti, l’attesa per la prima parte del malloppo (i primi 50 mila euro) si riduce da 24 a 12 mesi. Mentre resta la stessa tempistica per le parti rimanenti: i secondi 50 mila euro dopo un anno, e il resto dopo altri 365 giorni. Insomma nelle ipotesi più normali per avere sul conto corrente l’intero importo devono comunque passare almeno 36 mesi. Morale: con lo Stato si diventa «ricchi» solo a 70 anni suonati. Gli scongiuri a questo punto sono d'obbligo.
Da Silvio a Letta stessa ricetta
Non è stato sempre così. A dare la mazzata ai sogni di gloria e benessere economico dei travet italiani è stato il governo Berlusconi che, per rallentare l’uscita di corposi flussi dalle casse del Tesoro, in ossequio alla lettera della Banca Centrale Europea che chiedeva riforme e austerity all’Italia, impose il pagamento della prima tranche della buonuscita (fino a 90 mila euro) dopo sei mesi dalla cessazione dal servizio. Insomma gli italiani devono ringraziare Francoforte se per percepire l’assegno devono aspettare tempi infiniti. Per la seconda, riguardante l’importo tra i 90 e i 150mila euro, bisognava aspettare invece altri 12 mesi. Una restrizione mal digerita ma che fu resa ancora più pesante dal governo guidato da Enrico Letta che, firmando la legge di Stabilità per il 2014 (legge 147/2013), rese la dilazione delle somme allungabile fino appunto ai quattro anni.
Tasse mangia reddito
Oltre a essere difficili da ottenere gli importi della liquidazione sono anche tassati. E non poco. L’aliquota media che viene applicata alla parte imponibile è attestata attorno al 23 per cento. Che a prima vista non sembra proprio un trattamento di favore per soldi che servono a integrare nella vecchiaia redditi pensionistici non certo da nababbo. In realtà il carico fiscale applicato è frutto di un calcolo complesso che crea un reddito di riferimento annuale sul quale calcolare l’aliquota Irpef da applicare alla parte di indennità da tassare (una parte infatti è esente da imposte). A titolo di esempio se una buonuscita è di circa 85 mila euro, il reddito di riferimento è pari a 14.400 euro, le tasse su questo sono circa 3.300 euro che corrispondono a un’aliquota media del 23%. Questa, applicata su un valore imponibile di circa 37 mila euro (l’importo che risulta dopo l’applicazione della no tax area), corrisponde a un balzello in valore assoluto è pari a 8.500 euro e che rappresenta, in termini percentuali, un'imposta pari al 10% sugli 85 mila iniziali.
Il taglio con nuove regole
Va ricordato infine che nel corso degli ultimi anni, oltre alle dilazioni record e alle tasse, gli statali hanno dovuto subire anche il cambio delle regole per la determinazione dell’importo della loro liquidazione. Tutti gli assunti prima del 31 dicembre 2000, infatti, hanno diritto a vedere conteggiate le loro spettanze di fine lavoro con la normativa del Tts (Trattamento di fine servizio) che considera come riferimento il metodo retributivo. Non così per gli assunti successivamente che vedranno conteggiata l’indennità sulla base del modello contributivo. Questo significa che, nel primo caso il trattamento è più generoso e la somma più alta perché calcolata partendo dalle cifre dell’ultimo anno di retribuzione (premiando così lo statale che ha in genere, salvo gli ultimi anni causa blocco dei contratti, una progressione di stipendio in crescita). I neoassunti al contrario prenderanno solo il Tfr (Trattamento di fine rapporto) regolato dall’articolo 2120 del codice civile che usa come base per i conteggi il 6,9 per cento della retribuzione di ogni anni di lavoro. In soldoni nel secondo caso l’importo, che deriva da tutta la carriera lavorativa, è nettamente più basso. Non solo. Quando questi lavoratori andranno in pensione, presumibilmente attorno al 2035, e avranno maturato il diritto alla quiescenza, il loro Tfr sarà tassato con le regole del settore privato e dunque con aliquote media più alte, attorno al 27%. Conclusione. Anche nello Stato, ultima oasi di lavoro protetto, il detto: «Soldi, sporchi, maledetti e subito» non vale più. Ma per qualcuno della Casta il proverbio è ancora in vita.
Filippo Caleri
FONTE

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venerdì 10 giugno 2016

Graziano ricorda che...

Sul nostro spazio in Facebook, Graziano Benedetti ci ripropone una lettera con la quale Lucia Codurelli - PD (l'ultimo parlamentare a spendersi veramente per questa nostra causa) ricordava al neo Ministro del Lavoro del Governo Letta alla Vice Ministro e al sottosegretario l'impegno assunto dal Governo con la risoluzione in Commissione Lavoro.
Volentieri lo pubblichiamo (per rinfrescare la memoria a qualcuno e per farlo conoscere agli altri) con l'intento di ricordare a ciascuno i propri impegni, dal Governo, ai Parlamentari, dalle Organizzazioni Sindacali ai singoli lavoratori fino agli ex dipendenti interessati.
Qualcuno ha combattuto quella battaglia pensando a come e cosa fare, da quali energie partire e quali forze coinvolgere. Facciamone tesoro ed impegniamoci - tutti - a riprendere il filo da quel punto, ciascuno mettendoci del suo.
C'era un impegno del Governo. Dobbiamo esigerlo.



Lecco, 25 maggio 2013

Al Ministro del lavoro 
Dott. Enrico Giovannini

Alla Vice Ministro del Lavoro 
On. Cecilia Guerra

On. Sottosegretario Carlo Dell'Aringa
Oggetto: Impegno assunto risoluzione (n. 7-00635 del 6 Novembre 2012
Mi permetto di portare alla Vs attenzione l’impegno assunto dal Vice Ministro Martone il 6 nov. scorso in commissione lavoro approvando la risoluzione (n. 7-00635) relativa al trattamento di quiescenza spettante al personale dipendente di POSTE ITALIANE attraverso impegni precisi. Tema che dal 1998 non ha trovato soluzione, lasciando un vuoto normativo a scapito di numerosi lavoratori.
L’approvazione della suddetta risoluzione che ha accolto le valutazioni tecniche del Governo, il quale si è impegnato ad assumere, entro il 31 gennaio 2013, ogni utile iniziativa che consentisse di conoscere la consistenza del patrimonio immobiliare di cui il suddetto fondo è dotato. Inoltre la relativa destinazione d’uso e ad adottare misure che consentano a questi ultimi di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza di rapporto di lavoro.
Pertanto a oggi, 25 maggio, non avendo avuto nessuna notizia in merito, sono a chiedere lo stato dell’attuazione della Risoluzione in oggetto.
Ringraziando, invio Cordiali saluti.
On. Lucia Codurelli

Segue risoluzione
7-00635 Codurelli: Indennità di buonuscita dei dipendenti di Poste Italiane SpA .
La XI Commissione,
premesso che: 
al personale dipendente della società Poste italiane spetta, per il servizio prestato al momento dell'assunzione fino al 28 febbraio 1998 – data della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni – l'indennità di buonuscita di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 1032 del 23 dicembre 1973; 
l'indennità di buonuscita è calcolata, in base all'articolo 3 del citato decreto del Presidente della Repubblica, per tutti i dipendenti pubblici avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita dal lavoratore prima della sua collocazione in quiescenza; 
il calcolo dell'indennità di buonuscita, avendo a riferimento l'ultima retribuzione percepita, ne garantisce la sua costante rivalutazione per effetto degli aumenti contrattuali e degli avanzamenti di carriera dei lavoratori; 
per i lavoratori postelegrafonici, l'articolo 53, comma 6, della legge n. 449 del 30 dicembre 1997 (legge finanziaria 1998) stabilisce che «a decorrere dalla data di trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni al personale dipendente dalla società medesima spettano il trattamento di fine rapporto di cui all'articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l'indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all'alinea del presente comma»; 
alla liquidazione dell'indennità di buonuscita maturata per il servizio prestato in Poste italiane fino al 28 febbraio 1998 ha provveduto una gestione commissariale istituita presso l'Ipost (Istituto postelegrafonici), sino al 31 maggio 2010, data di soppressione di detto ente e di trasferimento delle sue funzioni all'INPS. Detta liquidazione viene però effettuata in base all'interpretazione letterale del comma 6 di cui sopra, facendo riferimento alla retribuzione percepita al 28 febbraio 1998, data di trasformazione dell'ente in società per azioni; 
il sopra citato sistema di calcolo, che «congela» la buonuscita al valore maturato al 28 febbraio 1998 indipendentemente da quando il lavoratore andrà in pensione, determina un evidente e grave danno economico ai lavoratori interessati, e cioè a tutti i dipendenti di Poste assunti prima di tale data, che sono la grande maggioranza degli attuali dipendenti, ma anche impedisce la conseguente rivalutazione della buonuscita stessa; 
in questi anni i lavoratori collocati in quiescenza hanno prodotto un notevole contenzioso giudiziario per la rivalutazione della buonuscita sulla base dell'ultima retribuzione percepita prima della quiescenza stessa; il contenzioso giudiziario ha avuto sino ad ora esito favorevole per i lavoratori, ma, nonostante le sentenze avverse, le dinamiche di liquidazione adottate dall'Ipost continuano a fondarsi sull'interpretazione restrittiva dell'articolo 53 della suindicata legge; 
i lavoratori postelegrafonici possono ottenere la concessione di un mutuo da parte dell'Ipost, che lo eroga attingendo al fondo costituito dalla buonuscita del dipendente e rimasto nella disponibilità dell'istituto previdenziale per effetto dell'articolo 53 della legge n. 449 citata e sul quale l'istituto chiede al dipendente la corresponsione di interessi. Si realizza pertanto una situazione paradossale, che vede il dipendente prestare il proprio denaro a sé stesso e corrispondere gli interessi legali sul prestito all'Ipost; 
i dipendenti di Poste italiane non ottengono neanche l'anticipazione del 75 per cento della buonuscita così come avviene per altri lavoratori, ma alla richiesta, più volte reiterata dagli stessi di essere messi a conoscenza dell'esatto ammontare del valore della buonuscita maturato al 28 febbraio 1998, non è stato dato alcun tipo di riscontro da parte degli uffici competenti; 
la cifra complessiva destinata alle predette liquidazioni è confluita in un fondo chiuso presso l'Ipost, affidato a una gestione commissariale denominata «Gestione Commissariale Fondo Buonuscita per i lavoratori di Poste Italiane»; 
secondo una comunicazione, che risulta inviata dal Commissario del fondo ad un lavoratore di Poste Italiane, i tempi per l'erogazione del pagamento dell'indennità di buonuscita hanno subito lo slittamento in avanti di 24-27 mesi; 
l'interpretazione unilaterale della norma, che si richiama all'articolo 1, comma 22, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito dalla legge 14 settembre 2011, n. 148, appare arbitraria, poiché sia la predetta legge sia il decreto e la relazione tecnica che l'hanno preceduta non fanno alcun riferimento ai lavoratori di Poste Italiane. Infatti, equiparando erroneamente le lavoratrici e i lavoratori di Poste Italiane ai dipendenti del pubblico impiego, si è applicata una norma che ha come finalità quella di concorrere al risanamento della finanza pubblica, ma non si è tenuto conto che, trattandosi di un fondo chiuso, non si producono effetti sul bilancio dello Stato; 
con precedente atto di sindacato ispettivo n. 5-03280, del 22 luglio 2010, si poneva all'attenzione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali la questione dell'indennità di buonuscita del personale di Poste italiane SpA, come citato in premessa. In risposta a tale atto di sindacato ispettivo, il Governo, nella persona del sottosegretario allo sviluppo economico, evidenziava, tra l'altro, che «per l'introduzione di diverse forme di rivalutazione dell'indennità di buonuscita, come evidenziato anche dall'onorevole interrogante, si renderebbe quindi necessario un nuovo intervento legislativo in materia»; 
andrebbero, a tal fine, valutate, anche in un eventuale confronto tra la società Poste italiane SpA e le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative a livello nazionale, le modalità per rendere praticabile la corresponsione integrale o parziale dell'indennità di buonuscita maturata dai lavoratori; 
in considerazione di quanto sopra esposto e vista la estrema rilevanza della questione, che coinvolge oltre 150 mila lavoratori attivi, tenuto conto che molti pensionati dopo il 28 febbraio 1998 hanno attivato un contenzioso giudiziario, si ritiene indispensabile un intervento risolutore del problema,

impegna il Governo
ad assumere, entro il 31 gennaio 2013, ogni utile iniziativa che consenta di conoscere la consistenza del patrimonio immobiliare di cui il suddetto fondo è dotato e la relativa destinazione d’uso; 
a valutare la possibilità, entro il 31 gennaio 2013, compatibilmente con gli effetti finanziari, di adottare eventuali iniziative, anche di natura normativa, che consentano ai lavoratori di Poste Italiane SpA di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, nonché per consentire il diritto alla corresponsione della buonuscita di detti lavoratori, pur in costanza di rapporto di lavoro. 
«Codurelli, Damiano, Comaroli, Madia, Boccuzzi, Rampi, Berretta, Schirru»


Graziano conclude con queste parole:
Se si fosse dato corso oggi il problema non esisterebbe, 3 proposte furono fatte 1) nel T.F.R 2) nel fondo Poste 3) Liquidata a tranche in ordine alfabetico detto in commissione parlamentare di allora.
Oggi qualcuno dovrà risolvere questa profonda ingiustizia che ha confinato la buonuscita su un Fondo Morto.


mercoledì 8 giugno 2016

La Buonuscita dei dipendenti postali

La Buonuscita dei dipendenti postali
Solo per i dipendenti postali è bloccata al 28/02/1998 senza alcuna forma di rivalutazione. Il Comitato chiede che se ne riparli. 

La Buonuscita dei dipendenti postali è una questione irrisolta che riguarda almeno 180.000 persone che erano dipendenti postali al 28 febbraio 1998.
Dal 1 marzo 1998 il rapporto di lavoro passò, senza soluzione di continuità, da un regime “pubblico” ad uno “privato”.
Per il periodo “pubblico” maturarono una liquidazione (Buonuscita) che non fu erogata, né fu inglobata nel nuovo TFR in maturazione dal 1 marzo 1998: semplicemente fu "congelata".
I dipendenti postali vengono in possesso di quella cifra, senza alcuna forma di rivalutazione o interesse, solo due anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro con Poste.
La fonte normativa sta nella legge finanziaria - art. 53, comma 6, lettera a), della legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica).
Per cercar di riparare questo ingiusto trattamento, riservato solo ai dipendenti postali, in questi anni sono state percorse 2 strade: quella giudiziaria e quella politica.
La prima ha prodotto diverse sentenze, ma quelle favorevoli ai lavoratori sono state cancellate in Cassazione.
Anche la Corte Costituzionale ha dichiarato la non incostituzionalità della norma e della sua interpretazione nel senso della non rivalutazione pur in mancanza della liquidazione.
La strada della politica ha prodotto diverse interrogazioni ed altre azioni nel tentativo di arrivare ad una “esatta interpretazione” della norma che potesse dare anche ai dipendenti postali lo stesso trattamento di coloro che sono transitati da un regime “pubblico” ad uno “privato”. Lavoro che si azzera ad ogni cambio di governo anche all’interno di una stessa legislatura. In questa 17^ legislatura ci sono 4 interrogazioni PD e 2 del M5stelle alla Camera e 1 di AP al Senato.
Al di là dei contorsionismi interpretativi è chiaro a chiunque che un importo calcolato al 28 febbraio 1998 non ha lo stesso valore a distanza di 18 anni.
Ricordiamo che:
1) il lavoratore è stato solo oggetto di queste trasformazioni (non ha avuto alcuna parte attiva);
2) l’importo liquidato al lavoratore (la somma dei due tronconi di calcolo applicati: periodo Buonuscita + periodo TFR) è inferiore sia a quello che sarebbe stato calcolato sia usando esclusivamente le regole della Buonuscita, sia usando esclusivamente le regole del TFR;
3) più si va avanti nel tempo, più questa forbice si allarga.

La Buonuscita dei dipendenti postali deve essere rivalutata Tra le Organizzazioni Sindacali dei postali c'è una generica disponibilità di SLP-CISL ed una più decisa volontà della UILposte che in risposta ad una richiesta del Comitato, il 6-6-2016 ha dichiarato: «Appare evidente, infatti, che la mancata rivalutazione delle indennità di buonuscita, ferme ai valori del 1998, comporta nei fatti la sottrazione di una consistente parte del salario differito maturato dai lavoratori. Inoltre i recenti interventi legislativi in tema di pensioni e quelli riguardanti il differimento del pagamento delle indennità di buonuscita per i lavoratori del pubblico impiego, procrastinando il momento della liquidazione, hanno ulteriormente danneggiato i lavoratori di poste italiane le cui indennità saranno erogate nei valori maturati nel febbraio del 1998».

FONTE

lunedì 6 giugno 2016

La UILposte risponde al Comitato Buonuscita PT

Come Comitato Buonuscita PT il 13 maggio 2016 scrivemmo alle Organizzazioni Sindacali nazionali, sia generali, sia della categoria dei postali.

Pubblichiamo la seconda risposta scritta della UILposte



sede nazionale
00128 Roma -viale Eroi di Cefalonia, 135
tel.: 0664531601
fax : 0664530400
info@uilpost.net

Roma, 6 giugno 2016
prot. 118 / 16
Oggetto: indennità di buonuscita

Comitato Buonuscita pt

    In relazione alla lettera inviataci riguardante la “questione” delle indennità di buonuscita, la UILposte, consapevole della rilevanza delle problematiche da voi rappresentate, ribadisce il suo impegno per affrontare la questione che, come già dichiarato nel comunicato inviatovi il nel mese di marzo 2016, si configura come un vero e proprio scippo ai danni dei lavoratori di Poste Italiane.
Sebbene questa realtà ci veda consapevoli dei notevoli ostacoli che si frappongono a una soluzione del problema, non possiamo fare a meno di considerare la profonda ingiustizia e il danno che tale gestione comporta per i lavoratori di poste italiane.
Appare evidente, infatti, che la mancata rivalutazione delle indennità di buonuscita, ferme ai valori del 1998, comporta nei fatti la sottrazione di una consistente parte del salario differito maturato dai lavoratori.
Inoltre i recenti interventi legislativi in tema di pensioni e quelli riguardanti il differimento del pagamento delle indennità di buonuscita per i lavoratori del pubblico impiego, procrastinando il momento della liquidazione, hanno ulteriormente danneggiato i lavoratori di poste italiane le cui indennità saranno erogate nei valori maturati nel febbraio del 1998.
D’altra parte anche In considerazione della necessità oramai ampiamente condivisa di promuovere la diffusione di fondi pensionistici integrativi appare incomprensibile la particolare situazione dei lavoratori di poste italiane che vedono parte del loro salario differito non rivalutato e congelato fino a ventiquattro mesi successivi alla data di cessazione del rapporto di lavoro.
Le conseguenze di tale interpretazione si è palesato in tutta la loro gravità all’interno della questione “esodati”. I lavoratori esodati ex dipendenti di poste italiane, infatti, oltre a non poter contare né sullo stipendio né sulla pensione non hanno potuto fare affidamento neanche sull’integrale corresponsione del salario di fine rapporto del quale hanno ricevuto una parte fortemente svalutata e dopo due anni dal collocamento a riposo.
La Uil poste ritiene necessario individuare un piano d’intervento con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza dei pensionati, al fine di sollecitare un intervento risolutivo del governo che, quanto meno, ponga fine al protrarsi di questa palese ingiustizia.
La Uil poste si rende disponibile a un incontro con il Comitato e nel contempo si attiverà, coinvolgendo le strutture territoriali, per diffondere la più ampia conoscenza del problema, per sostenere tutte le iniziative in campo e promuoverne di ulteriori
Fraterni saluti.
La Struttura nazionale


Dalla Sardegna

Spett.le Presidente Commissione Giustizia

Confidando in un interesse da parte Sua, chiediamo che ci venga resa giustizia,In allegato la portiamo a conoscenza della nostra situazione riferita alla buonuscita dei postali, sperando in un suo intervento che risolva definitivamente questa situazione che si protrae ormai da molti anni.
in attesa di risposta a nome di tutti noi Le porgo i più distinti saluti
Michele Musina


Lettera aperta di dipendenti PT a Nuoro e Provincia
5 giugno 2016  


Spett.le Onorevole Presidente Matteo Renzi

p.c. Spett. le Vice Ministro Economia Enrico Zanetti
p.c. Onorevole Presidente Commissione Lavoro Cesare Damiano
p.c. Onorevole vicepresidente Commissione Lavoro Walter Rizzetto
p.c. Onorevole Mura Romina

Siamo alcuni dei circa 180000 dipendenti di Poste Italiane che a seguito della trasformazione "privatizzazione" dell'ente è stato depauperato e derubato della buonuscita maturata sino al 1998 congelandola. A tutt'oggi contro ogni logica, buon senso e diritto non ha avuto e non avrà alcuna rivalutazione monetaria che come Lei ben sa, ogni debito non corrisposto, ogni tassa non pagata in tempo, viene maggiorata con more e interessi legali, pensiamo anche che Lei sappia che il T.F.R, al 31 Dicembre viene rivalutato in conformità del comma 40 articolo 2120 del codice civile.
Considerando questo, non capiamo perché la nostra Buonuscita che lo Stato Italiano ci avrebbe dovuto liquidare all'atto della privatizzazione e non lo ha fatto, dichiarando che la stessa non era liquidabile poiché, non vi era stata alcuna interruzione del rapporto di lavoro anche se il rapporto di lavoro da pubblico è diventato privato, che ha utilizzato e continua a utilizzare tramite il fondo di Gestione Commissari aie ex IPOST per concedere prestiti e mutui realizzando profitti, "Le facciamo notare anche che in caso di necessità impellenti e inderogabili, non può essere richiesto neanche un anticipo sulla così detta Buonuscita". .
In considerazione che il rapporto di lavoro non si è interrotto pensiamo che la buonuscita si sarebbe dovuta rinominare e trasformare in T.F.R calcolandola con le stesse modalità. Vogliamo farle presente che questo trattamento che ci è stato riservato lo riteniamo illegale e ingiusto nei nostri confronti, visto che vi è un precedente potrebbe essere preso di esempio da qualsiasi realtà lavorativa pubblica o-privata 'che volendosi autofinanziare può cambiare solamente Denominazione o Ragione Sociale in qualsiasi momento trattenendo il T.F.R maturato dai dipendenti sino a quel momento, magari trattenendo lo per altri 2 anni dopo il collocamento a riposo come avviene nel nostro caso.
In considerazione di quanto' detto le volevamo chiedere visto che Lei e il suo governo avete dato la possibilità di richiedere il T.F.R. in busta paga, perché non fate una legge che permetta ai dipendenti e pensionati postali di beneficiare dei propri soldi liquidando la buonuscita maturata sino al 1998 congelata ad allora rivalutata al costo della vita attuale, salvaguardando il potere di acquisto reale e proteggendola dall'erosione e dall'inflazione.
Infine come le abbiamo già detto, il popolo dei postelegrafonici interessato a questo provvedimento è di circa 180.000 dipendenti che moltiplicato per il nucleo familiare di ognuno di noi, dovrebbe aggirarsi intorno alle 500-600.000 persone che, in certe occasioni potrebbero essere determinanti.
Confidando in un suo interessamento al nostro problema, in attesa di cortese risposta alla presente Le porgiamo i più distinti saluti.

DIPENDENTI PT NUORO E PROVINCIA

seguono 105 firme

Un supporto importante

Il Postale supporta la nostra raccolta firme
Registriamo con piacere l'iniziativa de "Il Postale" a supporto della raccolta delle firme per chiedere al Presidente della Commissione Lavoro della Camera On. Cesare Damiano di riaprire la discussione in Commissione e trovare una soluzione accettabile e condivisa di questo problema.
Bisogna dare seguito agli impegni assunti con le risoluzioni:
7/00707 (poi 8/00153) del 24-01-2006 (14^ legislatura – Commissioni Lavoro e Trasporti della Camera)
- 7/00635 del 6/11/2012 (16^ legislatura – Commissione Lavoro della Camera)


Le firme raccolte vanno spedite - preferibilmente in raccomandata - al seguente indirizzo:
Comitato Buonuscita PT
c/o Beppe Zani
Via G. Di Vittorio, 3
25040 Corte Franca - BS

per informazioni: buonuscitapt@gmail.com

venerdì 3 giugno 2016

Le parole della realtà: quale?

Risultati immagini per e news 
Data:02/06/2016 13:16 (GMT+01:00)
A: matteo@partitodemocratico.it
Oggetto: R: L'ottimismo, la fiducia, l'autostima dell'Italia | #eNews 429 

Buongiorno Matteo Renzi.
Grazie per le informazioni che mi manda. 
Di base io leggo e, per educazione oltre che per un civile rapporto di convivenza, rispondo a tutti coloro che si adoperano per comunicarmi qualcosa che ritengono importante.
Cosa che non riscontro nel Suo atteggiamento né in quello dei Suoi Ministri, Sottosegretari, membri di questa maggioranza di Governo nelle commissioni parlamentari o dei rappresentanti politici locali espressione elettorali formatesi sul territorio. Le eccezioni ci sono, ma sono fagocitate dall'insieme.
Ho provato anche a cercare di inserirmi in occasione di un "Matteo risponde": impossibile.
Ci riprovo qui, come ultima istanza di un tentativo di dialogo umano.
L'argomento sarebbe lungo da raccontare (ma sono disposto a farlo a qualunque ora di qualunque giorno vorrà ascoltarmi o mandare qualcuno a farlo per Lei) perciò lo riassumo in questo:
Mi darebbe (o si farebbe prendere) 10.000 €uro? Le assicuro che glieli renderò tra 20 anni.

Immagino che non risponderà, neanche questa volta, ma ci provo nell'illusione di essere smentito.
 
Beppe Zani